La
Corte d'Appello federale di
New York ha deciso di riesaminare una
sentenza precedente che scagionava le maggiori
etichette discografiche dall'accusa di monopolio. Il Tribunale di Prima Istanza aveva ritenuto innocenti le società americane, senza riscontrare alcuna violazione dello
Sherman Act.
La faccenda però non si è conclusa: la Corte della Grande Mela, infatti, ha riaperto il
caso, che vede imputate etichette discografiche di prima grandezza, fra cui
Bertlesmann, EMI , Sony, Time Warner, Vivendi e Warner. L'accusa sostiene che
le aziende musicali si siano accordate per decidere i
prezzi delle canzoni vendute via internet, causando un sostanziale disequilibrio del mercato. In più, ai rivenditori che distribuivano musica delle etichette incriminate venivano imposti
prezzi all'ingrosso di 70 cent a canzone. L'accordo illegale avrebbe interessato anche la concessione delle
licenze alla vendita.
Per questo il Giudice ha ravvisato nella documentazione presentata dall'organo accusatorio, delle
prove che potrebbero sostenere l'ipotesi di un
cartello e, quindi, ha riaperto il caso.
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