Livelli di guardia sempre altissimi contro le
minacce informatiche, ma c'è spazio anche per un sospiro di sollievo. L'Italia, infatti, secondo l'ottava edizione del
Microsoft Security Intelligence Report registra un
record positivo nell'ultimo semestre, con il calo del numero complessivo di
infezioni del 20% e la conferma al decimo posto nella classifica mondiale tra i paesi più colpiti dal fenomeno, dopo Francia, Germania e Spagna.
Anche il tasso medio di infezione nel Paese si è assestato al 5.3, ovvero poco più di 5 computer colpiti da software malevolo ogni mille, contro il 6.9 registrato in precedenza tra gennaio e giugno.
Un dato particolarmente positivo, se confrontato con la media internazionale pari a 7 (era a 8.7 nel primo semestre 2009), e ben inferiore rispetto a paesi più esposti come ad esempio la Turchia o il Brasile, che mostrano tassi attorno al 20.
A farla da padrone in Italia, con il 77% sul totale delle infezioni, la grande famiglia del
malware, all'interno della quale spicca il ruolo trainante di
worm (20% del totale) e soprattutto dei
trojan (43%).
II primo posto della classifica italiana è nelle mani ancora di
Conficker, con quasi 100mila casi censiti, che però già altrove nel mondo – e presto anche in Italia – sta lasciando il posto ai nuovi fenomeni del momento, ovvero
Taterf, virus che sfrutta le vulnerabilità dei
giochi online (oggi quarto virus più diffuso in Italia ma primo al mondo), e
Alureon, l'ultimo arrivato erroneamente chiamato il "virus della schermata blu", che è già salito in poco tempo alla quarta posizione nello Stivale e alla seconda a livello globale (segue il dettaglio). Il segnale complessivo che emerge dal nuovo Sir di Microsoft è chiaro: l'innovazione tecnologica e la maturazione di molte
piattaforme informatiche come i sistemi operativi, sta giocando a sfavore di virus e malware, e i
tassi di infezione diminuiscono nonostante il moltiplicarsi progressivo di computer e device in uso alle singole persone e nelle aziende.
Proprio per questo nuovi canali come i giochi online o nuovi software e piattaforme di
social networking stanno pian piano finendo nel mirino dei cybercriminali, sempre alla ricerca di nuove vulnerabilità da sfruttare. Guardando al solo mondo dei sistemi operativi Microsoft, ad esempio, è significativo il dato delle infezioni dei computer dotati dei sistemi operativi
Windows Vista SP2 o
Windows 7, che presentano un tasso di infezione più che dimezzato rispetto ai sistemi basati su
Windows Xp.
Il
cybercrimine ha cominciato quindi a specializzarsi e a confezionare malware sempre più specifici rivolti a audience particolari.
Mentre in ambito aziendale i
worm continuano ad avere un ruolo preminente, gli utenti domestici sono soggetti così a sempre nuove minacce, come le frodi via mail sempre più ingegnose, come la cosiddetta frode "Nigeriana" (anche chiamata "419"), o i software che si spacciano per falsi programmi di sicurezza, per lo più ancora in inglese e quindi poco diffusi da noi, ma molto temuti all'estero.
Inoltre, gli autori di codice malevolo stanno sempre più utilizzando la formula del "kit", ovvero di
file dannosi capaci di raggruppare al loro interno più minacce contemporaneamente.
Tra i più famosi prodotti di questi tipo, l'"Eleonore browser exploit kit", contenente diversi "exploit" per differenti browser e applicazioni molto diffuse tra gli utenti.
Spesso questi pacchetti si autoaggiornano e si mantengano nei computer assolutamente efficienti e invisibili anche agli strumenti di protezione, risultando un serio pericolo per la sicurezza e la privacy. I "
malware kit" alimentano oggi inoltre un
mercato nero transnazionale fatto non più o non solo di singoli hacker ma di gruppi interconnessi o vere e proprie organizzazioni criminali. Persone mosse non dal gusto della sfida informatica ma da motivazioni economiche e finanziarie.
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