Dopo la
recente diffusione dei documenti riservati riguardanti i rapporti della diplomazia americana,
WikiLeaks non trova pace: il sito di
Assange è infatti costretto ad errare da un server all'altro in cerca di ospitalità .
L'ultimo suo rifugio era presso
Amazon, dopo che gli
attacchi informatici di tipo
DDOS ai danni di WikiLeaks lo avevano mandato in tilt. Il popolare sito di
e-commerce ha però deciso di
sospendere il proprio
servizio di hosting.
L'annuncio è stato pubblicato sul profilo
Twitter di
WikiLeaks attraverso un messaggio nel quale si enuncia che tale decisione potrebbe essere stata provocata da forti
pressioni politiche.
Sul
social network è inoltre possibile leggere alcuni commenti riguardanti la "cacciata" di WikiLeaks, come il seguente: "Se Amazon è a disagio con il primo emendamento, dovrebbero smettere di vendere i libri."
Sembra, tuttavia, che Amazon abbia agito correttamente e a buon diritto poichà© alcune clausole del servizio recitano che il sito di e-commerce "si riserva la possibilità di rifiutare il servizio, di chiudere i conti, rimuovere o modificare il contenuto a sua esclusiva discrezione" e inoltre "la fornitura di contenuti (...) non causerà danni a persone o entità ".
Non si sa ancora di preciso dove attualmente abbiano trovato ospitalità i dati di WikiLeaks, ma alcune indiscrezioni rivelano che "sono
ritornati in Svezia".
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