L’
Unione Internazionale delle Comunicazioni (
ITU), in collaborazione con il
Georgia Institute of Technology, ha sviluppato un
modello per calcolare la dimensione della popolazione nativa digitale a livello globale.
Il dato è contenuto nell’edizione 2013 del rapporto “
Measuring the Information Society” volto a
misurare lo stato e i progressi della società dell’informazione su scala internazionale, definendo alcuni indicatori di performance regionale e nazionale come l’
ICT Development Index (IDI) e l’
ICT Price Basket (IPB). Attraverso il criterio secondo il quale il
nativo digitale sarebbe un giovane di età compresa tra i 15 e i 24 anni con almeno 5 anni di esperienza online, l’ITU ha elaborato una mappa completa e ha fornito un’analisi dettagliata del fenomeno, Paese per Paese.
Si stima che nel complesso, i nativi digitali possano essere
circa 363 milioni, ossia
il 5,2% della popolazione mondiale.
Va da sé che si tratti di una minoranza rispetto al totale dei giovani esistenti sul Pianeta. Ciò si deve soprattutto al basso grado di utilizzo della Rete nei Paesi in via di sviluppo.
Dalla ricerca si evince che
alti tassi di nativi digitali corrispondono a nazioni con redditi più elevati, con forte penetrazione di Internet, con quote maggiori di popolazione giovanile e al top dell’indice IDI.
A livello regionale
si va da un minimo del 9,2% in Africa al 79,1% dell’Europa.
Nei paesi in via di sviluppo i giovani nativi digitali toccano il 22,8% ma nei paesi più sviluppati, dove tende sempre più a ridursi il divario generazionale, questa percentuale arriva all’81,9%.
Per quanto concerne invece i singoli Paesi, la percentuale più alta si riscontra in
Corea del Sud, con il 99,6% dei giovani nativi digitali, mentre
la più bassa è nell’isola di Timor Est, che registra lo 0,6%.
L’
Italia si colloca al 78° posto della classifica che prende in esame 180 paesi.
Il Belpaese conta
oltre 4 milioni di nativi digitali pari al 67,8% dei giovani e al 6,7% della popolazione totale.
L’
Islanda, con il 13,9%, è al
vertice della graduatoria stabilita dall’ITU in base a questa misura. La
Nuova Zelanda si piazza seconda e, a sorpresa, al
quarto posto si colloca la Malesia, un paese a medio reddito con una percentuale di nativi digitali del 13,4%, raggiunta grazie ad una notevole diffusione delle nuove tecnologie nel sistema scolastico.
In fondo alla classifica troviamo invece paesi africani o asiatici, molti dei quali lacerati da gravi conflitti, in cui la disponibilità di Internet risulta ai livelli più bassi. Nelle aree in via di sviluppo, la situazione sembra però essere destinata a migliorare.
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