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Ricerca VMware: 55% dei consumatori italiani non sa chi ha accesso ai propri dati personali

Il sessanta per cento dei consumatori è spaventato o a disagio nel condividere i propri dati personali per aiutare i governi e le aziende a progettare infrastrutture più intelligenti e più green. Dato che in Italia scende a un più confortante 49%.

Autore: Redazione BitCity

Pubblicato il: 18/05/2022

Due terzi (66%) dei consumatori europei dichiara di non sapere chi ha accesso ai propri dati personali e come vengano utilizzati. In Italia il dato è leggermente più basso, ma si attesta sul 55%. Eppure, la maggioranza delle persone è ben disposta verso l’innovazione, con il 58% che crede che la tecnologia possa contribuire al progresso digitale del proprio Paese creando nuovi posti di lavoro e generando nuove entrate (il 61% in Italia), e con il 68% (dato identico in Europa e in Italia) che auspica investimenti nell'innovazione tecnologica per rendere il nostro mondo un posto migliore, rispetto al 6% (il 5% in Italia), per esempio, che vuole che si investa in attività come il turismo spaziale. 
Questo chiaro divario tra l'appetito digitale dei consumatori e la loro fiducia nel modo in cui i dati vengono utilizzati per creare innovazione potrebbe minare il potenziale della tecnologia per migliorare le nostre economie, la società e il Pianeta, come rivela un nuovo studio di VMware condotto su oltre 6.000 consumatori in Europa.
Mentre il 47% delle persone riconosce che l'introduzione di nuove tecnologie possa spaventare, la maggior parte ritiene tuttavia che sia necessaria per migliorare il benessere dei cittadini e della società e solo il 16% è in disaccordo con questa affermazione. Tuttavia, i risultati della ricerca rivelano anche cosa il governo e il mercato devono fare per garantire che i consumatori siano a proprio agio e sicuri nella condivisione dei dati, così da tracciare la strada verso un mondo digital-first.
La maggior parte (58%) degli intervistati in Europa è sempre più preoccupata per la sicurezza del proprio digital footprint, dato che in Italia è decisamente più basso, con il 44% che esprime preoccupazione. Quasi tre quarti (72% in Europa, 69% in Italia) degli intervistati sono preoccupati per il ruolo che la tecnologia gioca nella diffusione della disinformazione e il 48% (45% in Italia) teme fortemente che le organizzazioni stiano tracciando e registrando le attività dai propri dispositivi. Oltre a questo, solo il 10% dei consumatori (il 12% in Italia) ritiene che le aziende e i governi siano abbastanza chiari sulle tecnologie che usano e su come le usano.
 

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