Ancora una volta la tecnologia prende spunto dalla perfezione della natura imitandone i meccanismi. Nell'eterna lotta per costruire chip sempre più piccoli ed economici, Ibm è in procinto di fare un rivoluzionario passo avanti: secondo quanto si apprende da un articolo della rivista scientifica
Nature Nanotechnology, l'azienda sta considerando la possibilità di
utilizzare il Dna come struttura per i processori.
Spike Narayan, manager del reparto ricerche Ibm, ha dichiarato in un'intervista a Reuters che “questa è la prima dimostrazione di un possibile utilizzo di molecole biologiche per l'industria dei semiconduttori".
Il Dna offre un
modello ripetitivo e riproducibile, e oltretutto il processo
"Dna origami" permetterebbe di diminuire notevolmente i
costi di produzione.
Placando in certa misura gli entusiasmi, però, Narayan ha anche spiegato che ci vorranno molti
test e sperimentazioni prima di poter realmente implementare tecnologie del genere: il tempo di sviluppo previsto è di circa una decina d'anni.
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