Dopo le ultime
critiche di Steve Jobs verso il mercato dei tablet da 7", giudicato morto sul nascere, e il giudizio negativo sull'effettiva apertura del sistema operativo Android, non sono tardate ad arrivare le risposte dei diretti interessati.
Il primo a reagire è stato
Jim Balsillie, Co-CEO di
Research in Motion, in un post del blog ufficiale di Blackberry dove si evidenzia la
volontà di Apple di distorcere i dati di mercato e le opinioni dei consumatori a proprio vantaggio.
"Chi vive fuori dall'area di influenza di Apple sa che i tablet da 7" costituiranno un'ampia fetta del mercato e che
il supporto di Adobe Flash viene apprezzato dai consumatori alla ricerca di un'esperienza web completa".
La risposta del CEO di RIM continua poi facendo riferimento ai sorprendenti risultati di vendita di Apple.
Balsillie fa notare che
Reasearch in Motion è al quinto trimestre positivo di seguito, con circa 14 milioni di Blackberry venduti, e che i risultati sbandierati da Steve Jobs comprendono anche il mese di settembre, mentre quelli di RIM si fermano ad agosto.
Con le vendite di settembre, quindi,
i risultati di RIM non avrebbero nulla da invidiare a quelli di Apple.
Steve Jobs aveva poi lanciato una velenosa
frecciatina anche a Google, criticando il sistema operativo
Android per l'
eccessiva frammentazione delle versioni e la difficoltà che gli sviluppatori avrebbero nel lavorare con
un sistema non così aperto.
Ecco la risposta di
Andy Rubin, padre di Android, pubblicata su Twitter: "La definizione di open è: mkdir android ; cd android ; repo init -u git://android.git.kernel.org/platform/manifest.git ; repo sync ; make".
Ironia da sviluppatori a parte, Rubin vuole far notare che Android può essere scaricato e utilizzato come meglio si crede, cosa sufficiente a renderlo open-source.
àˆ arrivata invece da
Iain Dodsworth, AD di
Twitter, una risposta più comprensibile alle critiche di Steve Jobs circa le difficoltà degli sviluppatori di Twitter nel programmare su Android.
Dodsworth ha prontamente smentito le parole di Jobs affermando che
non ci sono problemi nella programmazione con l'OS di Google e che
nemmeno si può parlare di frammentazione, visto che solamente due persone si occupano di sviluppare Twitter su Android.
L'ultima voce nel dibattito sull'effettiva natura open-source del sistema operativo di Google è infine arrivata da
Joe Hewitt, sviluppatore di Facebook per iPhone.
Dalla sua esperienza,
Android sarebbe chiuso tanto quanto iOS, visto che BigG non rilascia il codice prima della release interna, cosa che taglierebbe fuori dai giochi gli altri sviluppatori.
Lo scontro tra Steve Jobs e Andy Rubin sarebbe quindi una farsa, visto che
Google e Apple non hanno alcuna intenzione di condividere realmente i loro sistemi come invece fanno
Linux e
Firefox, secondo Hewitt
veri esempi di open-source.
Alla fine, da scontri come questo, si può trarre una sola conclusione certa: la
continua lotta per il controllo dei mercati, con le parti in causa pronte ad attaccare e a difendere a seconda degli interessi in gioco.
Il motto "gli affari sono affari" è valido oggi come ieri.
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