Tra il 2017 e il 2018, l’Italia ha avuto una crescita del 3,2% delle presenze turistiche. Anche grazie a questo incremento, la spesa turistica è stata complessivamente di 84 miliardi di euro, dei quali il 45,3% si deve al turismo straniero. Tuttavia, l’aumento dei flussi turistici si è concentrato solo su alcune destinazioni e in pochi mesi, al punto che l’Italia, che pure vanta 5 milioni di posti letto, “vende” poco meno della metà dei posti disponibili. Queste alcune delle valutazioni e delle stime presentate da
Unioncamere e
Isnart, in occasione del convegno “Imprese>Turismo”.
Tra il 2017 e il 2018, considerando i turisti che alloggiano in strutture ricettive e in abitazioni private, l’Italia ha avuto un incremento del 3,2% delle presenze. La componente straniera ha proseguito il percorso di costante crescita iniziato nel 2009, aumentando lo scorso anno del +2,2%. Dopo anni difficili, nel 2018 si è registrata una ripresa anche del turismo nazionale, che,
in termini di presenze, è cresciuto del +3,7%. Considerando le sole presenze nelle strutture ricettive, l’Istat mostra che gli stranieri sono aumentati dal 2009 del 35,5% mentre gli italiani sono tornati ai livelli del 2008 (+0,1%).
Nel suo complesso,
la spesa turistica (diretta e indiretta) è stata pari nel 2018 a 84 miliardi di euro. Il 43% ricade nei servizi di alloggio e ristorazione mentre i restanti 48 miliardi interessano tutti gli altri servizi del territorio. Il 45,3% si deve al turismo straniero. Dal momento che i turisti italiani e stranieri durante la loro vacanza hanno speso 3 miliardi di euro
in acquisti di prodotti enogastronomici tipici e oltre un miliardo per prodotti artigianali, se ognuno degli stranieri, rientrando nel proprio Paese, acquistasse un prodotto italiano anche solo una volta al mese si potrebbe registrare una crescita dei fatturati di circa 10 miliardi di euro. Il settore ricettivo, in particolare, lo scorso anno ha visto crescere del 12,4% la spesa turistica internazionale. La crescita dei flussi turistici si è concentrata però in poche destinazioni, e in pochi mesi. L’Istat mostra infatti che le grandi città d’arte da sole concentrano il 19% degli arrivi e il 15% delle presenze, i tre mesi estivi il 39% degli arrivi e il 52% delle presenze totali. Inoltre, secondo Eurostat, l’Italia conta 5 milioni di posti letto. Ma l’occupazione media annua è in realtà del 46%.
Nella graduatoria mondiale sugli arrivi internazionali,
il primato va alla Francia che nel 2017 ha registrato 86,9 milioni di arrivi, seguita da Spagna (81,8) e Stati Uniti (76,9).
L’Italia è quinta, con 58,3 milioni di arrivi, alle spalle della Cina (60,7). Peraltro il nostro Paese, nel 1982, raccoglieva circa l’8% della spesa turistica mondiale (per vacanza, lavoro ed altri motivi) ed era il secondo paese per quota di mercato dopo gli Stati Uniti; Francia e Spagna registravano valori simili a quelli dell’Italia. Con l’avanzare delle nuove destinazioni e dei Paesi emergenti, però, le quote di mercato dell’Europa e dell’Italia hanno registrato una forte contrazione: nel 2017 l’incidenza dell’Italia sulla spesa turistica mondiale si attestava attorno al 3,4%.
Come mostrano le rilevazioni del Politecnico di Milano,
il web sta diventando sempre di più la porta d’accesso privilegiata dei turisti a tutti i mercati internazionali. In Italia, il 24% degli acquisti di viaggi e vacanze in Italia avviene oggi via Internet, con un aumento annuale dell’8%. Le prenotazioni da mobile rappresentano il 18% delle transazioni digitali, 4 anni fa non superavano la quota del 4%. Solo 10 anni fa un terzo delle imprese si commercializzava sui grandi portali online, oggi è l’82%. Il web, inoltre, influenza le scelte di destinazione della vacanza di 4 turisti su 10, quattro volte di più di 10 anni fa.
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