Scrivere sul motore di ricerca interno di
Facebook il nome di un
politico, significa imbattersi in
decine di gruppi, creati per testimoniare simpatia, ammirazione, ma anche disprezzo e avversione.
L'
attenzione mediatica di cui godono gli uomini e le donne di potere si riflettono nelle scelte del
popolo del web, che utilizza la possibilità di creare
gruppi di interesse sui
social network, così da esternare le proprie idee e condividerle con chi la pensa come lui.
A collocarsi sotto i riflettori è questa volta il gruppo “
Uccidiamo Berlusconiâ€, portato alla ribalta dalle dichiarazioni del
ministro della Giustizia Alfano, intenzionato ad aprire un'indagine volta a chiarire la pericolosità di una simile iniziativa. Il gruppo è immediatamente entrato nell'
agenda setting di telegiornali e quotidiani, incrementando, di fatto, la stessa popolarità del gruppo.
Nel momento in cui scriviamo, il
gruppo è ancora online, e i post degli iscritti testimoniano come l'
attenzione mediatica ha giovato all'amministratore del gruppo, che ora può contare su un maggiore numero di iscritti, che sottolineano di aver conosciuto l'esistenza del gruppo grazie ai media.
Si rincorrono, nelle aule della politica, commenti, accuse e considerazioni su cosa abbia portato gli utenti di Facebook a iscriversi così in massa al gruppo.
Ora la palla passa alla
Procura di Roma che ha aperto un'indagine, mentre la Polizia Postale è pronta ad oscurare il gruppo incriminato. E si attende sempre la risposta di Facebook che in casi simili in passato aveva immediatamente chiuso gruppi alquanto discutibili come quelli che inneggiavano al nazismo o ai boss mafiosi.
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