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Letta, Romani e Avenia intervengono sulla banda larga

Il mondo politico e quello aziendale si sono confrontati sulla diffusione della banda larga in occasione del convegno sull'evoluzione tecnologica organizzato da Ericsson. Letta riconosce che il governo è in ritardo, Avenia offre la partecipazione di Ericsson nell'implementazione delle nuove reti, mentre Paolo Romani difende l'impegno già  messo in atto dalle istituzioni.

Autore: Redazione D. Life

Pubblicato il: 28/10/2009

Il convegno sull'evoluzione tecnologica organizzato da Ericsson negli scorsi giorni ha rappresentato un'occasione di confronto tra mondo politico e aziende sul tema della banda larga in Italia.
Enrico Letta, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ha riconosciuto che, per quanto riguarda l'estensione della rete nel nostro paese, le istituzioni sono in ritardo: “si parla da mesi, anzi purtroppo da anni, di banda larga e non faccio fatica ad ammettere che siamo in ritardo e questa è anche in parte una nostra responsabilità â€.  Il rallentamento dei lavori è dovuto secondo Letta anche ad una “burocrazia superata e obsoleta, non voglio dire ottusa, per non dare giudizi negativi, che fa fatica a stare al passo con i tempi".
Nella cornice del convegno, l'amministratore delegato di Ericsson Italia Cesare Avenia ha dichiarato che la società  è pronta a coadiuvare il governo e ad investire per la diffusione del broadband, riservando una critica alle istituzioni: “siamo disponibili a partecipare con finanziamenti e competenze alla realizzazione del progetto. Delle reti a banda larga si è parlato tantissimo ma ancora non si parte perchà© non si capisce chi dovrebbe essere alla guida. Serve la cabina di regia del governo e l'accordo di tutti gli operatori. L'Agcom c'è, ma manca il governo”.
La provocazione è stata subito raccolta da Paolo Romani, viceministro allo Sviluppo economico con delega alle Comunicazioni, che ha voluto confermare l'impegno delle istituzioni per lo sviluppo della banda larga: “il governo sul tema è molto presente, ci sono protocolli già  definiti con diverse regioni italiane che investiranno soldi propri oltre agli oltre 240 milioni in pancia di Infratel, e a lavori già  partiti per 180 milioni. Questi lavori servono a colmare il digital divide che non permette a 7 milioni di italiani di accedere ai servizi a banda larga ma sono anche ‘propedeutici' per la costruzione della rete di nuova generazione”.

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