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UE contro il Regno Unito a tutela della privacy digitale

La Commissione UE ha avviato la seconda fase di un procedimento di infrazione contro il Regno Unito volto a garantire il pieno rispetto delle norme comunitarie in materia di protezione della privacy nella fruizione di servizi di comunicazione elettronica da parte dei cittadini britannici. Poichà© queste norme non riportate pienamente nel diritto nazionale britannico, la Commissione ha comunicato oggi che invierà  al Regno Unito un parere motivato.

Autore: Andrea Sala

Pubblicato il: 01/11/2009

Viviane Reding, commissaria europea per le telecomunicazioni, ha affermato: "La privacy e l'integrità  dei dati personali nel mondo digitale non sono solo questioni importanti, bensì diritti umani tutelati dalle norme europee. Per questo la Commissione vigila per assicurare il rispetto delle norme comunitarie e dei diritti sanciti dall'Unione. La garanzia della riservatezza digitale è un elemento chiave per rafforzare la fiducia in internet, pertanto chiedo alle autorità  del Regno Unito di modificare la legislazione nazionale al fine di garantire che i cittadini britannici possano usufruire appieno delle tutele previste dal diritto comunitario in materia di riservatezza delle comunicazioni elettroniche."
La Commissione ribadisce la propria convinzione che il Regno Unito non rispetti le disposizioni comunitarie a tutela della riservatezza delle comunicazioni elettroniche, come le e-mail o la navigazione su internet, previste dalle direttive 2002/58/EC ("ePrivacy") e 95/46/CE (direttiva sulla protezione dei dati).
La Commissione è giunta a questa conclusione dopo un'attenta analisi della risposta delle autorità  britanniche alla lettera di costituzione in mora (la prima fase del procedimento di infrazione) inviata il 14 aprile 2009 ( IP/09/570 ). La Commissione ha avviato il procedimento in seguito alla risposta delle autorità  britanniche alle denunce dei cittadini in merito all'uso di software di "behavioural advertising" da parte dei fornitori di servizi internet. In particolare, la Commissione ha riscontrato tre lacune nelle norme vigenti nel Regno Unito che disciplinano la riservatezza delle comunicazioni elettroniche: non esiste un 'autorità  nazionale indipendente preposta al controllo delle intercettazioni delle comunicazioni, sebbene l'istituzione di una tale autorità  sia prevista dalle direttive ePrivacy e sulla protezione dei dati, in particolare con il compito di ricevere le denunce relative all'intercettazione delle comunicazioni. La normativa britannica vigente (Regulation of Investigatory Powers Act 2000 - RIPA) consente l 'intercettazione delle comunicazioni non solo quando gli interessati vi hanno consentito, ma anche quando chi esegue l'intercettazione ha "ragionevoli motivi di ritenere" che il consenso sia stato concesso. Queste norme non rispettano la legislazione comunitaria che definisce il consenso come una manifestazione di volontà  libera, specifica e informata.
Le disposizioni britanniche che vietano e prevedono sanzioni per le intercettazioni illegali riguardano solo le intercettazioni "intenzionali", mentre il diritto comunitario impone agli Stati membri di vietare e sanzionare tutte le intercettazioni illegali, indipendentemente dalla loro intenzionalità .
Il Regno Unito dispone di due mesi per rispondere a questa seconda fase del procedimento di infrazione. In assenza di risposta, o se le risposte pervenute saranno insoddisfacenti, la Commissione potrà  deferire la causa alla Corte di giustizia delle Comunità  europee.

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