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Ifpi, il P2P non fa bene all'industria musicale

L'International Federation of the Phonographic Industry ha tenuto a ribadire che il P2P in realtà  danneggia il mondo della musica e non lo aiuta, come invece sostenuto da una recente ricerca britannica.

Autore: Redazione D.Life

Pubblicato il: 07/11/2009

L'International Federation of the Phonographic Industry dice no: no a quanto diffuso recentemente da un'indagine britannica, che ha gettato, in un certo qual senso, una luce positiva sul mondo del download illegale.
La ricerca in questione, realizzata da Ipsos Mori su richiesta di Demos, aveva mostrato una correlazione fra il pirataggio sul web e l'acquisto di musica a norma di legge, dimostrando come chi fa download illegale, acquista anche una gran quantità  di materiale legale.
L'Ifpi ha voluto rispondere a tale notizia, ribadendo come il download illegale abbia effetti negativi sul settore musicale. I pirati del web commettono un reato, perseguibile legalmente, e il loro operato non fa che compromettere il mercato musicale.
L'International Federation of the Phonographic Industry ha portato la testimonianza di un'altra ricerca condotta da Ipsos, che mette in luce come solo il 26% dei downloader illegali, sia solito acquistare musica.
Nessuna correlazione diretta, quindi, ma solo la prova che chi scarica illegalmente canzoni da internet è interessato alla musica. Con il suo operato, però, danneggia l'intera industria musicale: questa la tesi di Ifpi.

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