Le reti di nuova generazione consentiranno di far ripartire l'economia italiana. Ne è convinto
Corrado Calabrò, presidente dell'
Autorità per le comunicazioni, intervenuto ad una tavola rotonda organizzata da
Business International.
Per l'implementazione della nuova rete, secondo Calabrò, è "necessario partire subito", adottando
nuove regole e procedendo
a macchia di leopardo partendo da una decina di aree metropolitane. I punti fermi del nuovo quadro regolatorio sarebbero tre: "la promozione del
risk-sharing fra investitori, l'adeguato riconoscimento del
risk-premium per chi investe, la disciplina della
migrazione da rame a fibra".
Vitale in questo senso il contributo di
Telecom Italia, che tuttavia non ha ancora manifestato univocamente il suo consenso ad investire. Calabrò ha dichiarato che spera che la società si convinca a partecipare al progetto considerando la nuova impostazione prevista e osservando i risultati del
test in Trentino, regione in cui verrà attivato un esperimento di next generation network (Ngn).
Ma Telecom non può operare da sola: secondo Calabrò è indispensabile agire in un'ottica di
cooperazione, con una molteplicità di operatori che lavorino insieme e con un'attivazione del
capitale pubblico.
Il problema è prima di tutto la disponibilità economica: "il finanziamento e la governance delle Ngn rappresentano probabilmente il tema più caldo: una rete in fibra - ha detto - costa
10-15 miliardi''.
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