E' il semplice evolvere dei tempi: la
società cambia, si modificano le abitudini delle persone, mentre
internet acquista un posto di sempre maggior rilievo rispetto al passato, condizionando ogni sfera della vita.
Non ci si può far nulla, siamo tutti inglobati nell'era del
Web 2.0, che mette l'utente al centro e lo trasforma nel vero protagonista: tutto ciò che lo riguarda travalica e viene condiviso nel mare di informazioni disponibili sulla
rete.
In questo contesto, parlare di
privacy è "anacronistico": sorpassato, quindi, antico, retrogrado.
Questo, in breve, il pensiero di
Mark Zuckerberg: il fondatore di
Facebook, chiamato a rispondere di questioni inerenti la relazione fra
social network e
riservatezza personale, durante un incontro a San Francisco.
Zuckerberg ha messo in luce come, a suo avviso, la società stessa non consideri più un valore la riservatezza personale; nel corso del tempo, grazie a
blog e
social network, gli utenti si sono abituati alla
condivisione delle loro
informazioni.
Chiamato a rispondere in merito alle nuove impostazioni sulla
privacy di Facebook, Zuckerberg ha messo in evidenza la volontà del team management di venire incontro alle esigenze degli utenti e di mostrare anche ai non iscritti le funzionalità del
portale, anche grazie a una semplice ricerca attraverso i
motori di ricerca.
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