I social network stanno cambiando radicalmente il nostro modo di comunicare. Ma anche quello della criminalità .
Lo scandalo arriva dall'Inghilterra:
Colin Gunn, pericoloso boss della malavita britannica in carcere con l'accusa di essere stato il mandante di diversi omicidi, ha utilizzato per mesi
Facebook per comunicare con i propri "amici".
Agli oltre 500 contatti, Gunn impartiva ordini per continuare a controllare i traffici di droga e lanciava messaggi minatori. Secondo quanto riportato dal
Sunday Times, primo a lanciare l'allarme, nei suoi post si leggeva: "tornerò a casa un giorno, e non vedo l'ora di guardare negli occhi di certe persone e vedervi la paura", o ancora "è bello potervi dire come sto, alcuni di voi devono aspettarsi una vendetta, alcuni mi hanno tradito malamente, i loro nomi verranno fuori e saranno umiliati, dannati infami''.
Dopo la segnalazione del Sunday Times, l'account del malvivente è stato immediatamente chiuso. Alcune indiscrezioni affermano però che l'autorizzazione ad accedere ad internet sarebbe stata concessa dagli stessi dirigenti della
Long Lartin Prison, penitenziario di massima sicurezza del Worcestershire in cui Gunn è detenuto, per timore di una denuncia per violazione dei diritti umani.
Il ministro della giustizia britannico
Jack Straw è intervenuto sulla vicenda per ribadire che i social netowork sono categoricamente vietati ai detenuti.
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