Gli europei desiderano ricevere maggiori informazioni sull'uso che aziende ed enti pubblici fanno dei loro dati personali: solo il 15%, infatti, ritiene di essere "bene" o "abbastanza bene" informato da parte loro.
Sono questi i primi risultati che emergono da un sondaggio effettuato per le strade di sette paesi europei a gennaio 2010, e commissionato da
SafeNet, provider di soluzioni per la sicurezza aziendale e per la gestione dei diritti software, in occasione della quarta giornata europea per la protezione dei dati. Il sondaggio è stato effettuato coinvolgendo 367 persone in Italia, Regno Unito, Germania, Francia, Spagna, Svezia, Paesi Bassi.
Secondo il sondaggio, oltre la metà del campione ha lamentato una mancanza di informazioni riguardo l'uso dei loro dati personali, anche se solo il 10% dichiara di controllare sempre le modalità con cui i propri dati sono protetti.
Germania e Italia si dimostrano le nazioni più diffidenti: il 26% dei tedeschi e il 24% degli italiani intervistati ha dichiarato di controllare in ogni occasione, prima di dare i propri dati, e il 27% degli italiani legge sempre i paragrafi relativi alla privacy. Al contrario nei Paesi Bassi il 59% del campione afferma di non leggere mai le norme a tutela della privacy, mentre in Italia ci attestiamo su un 29%.
Tutti d'accordo invece sulla fiducia riposta nelle diverse organizzazioni: i meno affidabili sono considerati i siti di social networking che - in una scala di 1 (totale fiducia) a 5 (nessuna fiducia) - hanno ricevuto una valutazione media di 4,094; seguiti dagli operatori di telecomunicazioni (3,5) e dai siti di eCommerce (3,26). Sono invece medici e ospedali a raccogliere la massima fiducia (1,9), seguiti da banche (2,02) e autorità pubbliche (2,3).
In Italia, anche se i numeri cambiano leggermente, la sanità rimane al primo posto (2,02) e i social network all'ultimo (3,74), ma le autorità pubbliche (2,42) superano le banche (2,75) in fatto di affidabilità .
Alla domanda su che cosa farebbero se un'azienda perdesse i loro dati, oltre un terzo degli intervistati ha dichiarato che smetterebbe di fare affari con questa azienda (in Italia il 23%). Un altro 30% ha addirittura dichiarato che informerebbe la polizia o un'organizzazione di tutela dei diritti dei consumatori, mentre il 15% si ritiene pronto ad agire per vie legali. I dati italiani in questo contesto, sono in linea con il quadro europeo.
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