I
social network intervengono ormai sulle questioni più spinose e difficili della società contemporanea: possono rappresentare un modo per interagire in maniera divertente o possono trasformarsi in un contenitore di riflessioni su tematiche serie.
Dalla loro diffusione, ormai, nemmeno
Mark Zuckerberg e gli altri creatori di portali di
social networking potevano immaginare a che livelli sarebbe giunta la popolarità di questi siti.
A determinare un simile sviluppo non sono stati gli
amministratori, ma gli utenti, veri protagonisti di questa nuova forma di comunicazione. Esempio di ciò è quanto accaduto su
Twitter: il portale di microblogging è diventato uno strumento per conoscere più approfonditamente una tematica seria come quella dell'aborto.
Una donna americana,
Angie Jackson, ha scelto i
tweet per raccontare in diretta il suo
aborto: la 27enne, già madre di un bimbo di 4 anni, di nuovo incinta, si è sentita dire dai medici che un'altra
gravidanza avrebbe compromesso la sua salute.
Questo l'ha portata a scegliere di assumere la pillola
Ru-486, così da interrompere la gravidanza: la donna ha deciso di raccontare su Twitter gli
effetti del farmaco sul suo organismo.
Polemiche e perplessità sulla sua scelta, dispute ideologiche sulla leicità del farmaco e dell'aborto, che convergono sulla riflessione su una decisione che, anni fa, sarebbe sembrata a dir poco improbabile, ossia il narrare pubblicamente di un simile
argomento. Ma l'era di
Twitter e
Facebook permette anche questo.
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