Alle 15:00 di oggi si è aperto a Roma il quarto appuntamento del
ciclo Capitale Digitale – serie di incontri organizzati da
Telecom Italia, Fondazione Romaeuropa, Comune di Roma e la rivista Wired.
Alla Sala della Regina di
Montecitorio si è aperto il convegno intitolato "
Internet e libertà – Perchà© dobbiamo difendere la rete", patrocinato dal Presidente della Camera,
Gianfranco Fini. E proprio Fini ha aperto le danze con il suo discorso introduttivo circa la
cultura digitale e il ruolo di internet nella civiltà moderna.
Gli interventi sono stati molteplici e hanno interessato speaker quali
Franco Bernabè, Umberto Croppi, Fiorello Cortiana, Juan Carlos de Martin, Paolo Gentiloni, Stefano Quintarelli e Paolo Romani. Il parterre è composto, quindi, da addetti ai lavori che hanno potuto offrire il loro punto di vista su internet e la sua regolamentazione.
Ospite speciale è stato
Lawrence Lessing, fondatore dell'organizzazione
Creative Commons, docente di legge all'università di Standford e direttore del
Center for Ethics dell'Harvard University. L'intervento di Lessing, intitolato "L'ideale di trasparenza che viene dalla Rete. E la sua realtà ", ha toccato lo scottante tema delle
proprietà intellettuali sul web. La sua idea è universalmente conosciuta e vede
la rete come il vero ideale di democrazia: alla base di questa visione è appunto la libertà di opinioni e di circolazione di dati, aspetto, questo, che è sempre più causa di polemiche e scontri. Basti pensare agli scellerati
gruppi su Facebook o alle frequenti accuse di
violazioni della privacy o del copyright connesse con il mondo online.
Proprio il
tema di internet alle prese con il legislatore sul piede di guerra è stato un aspetto particolarmente cruciale dell'incontro di oggi. Se
la libertà e l'indipendenza della rete sono visti come diritti da difendere, ciò non sembra rassicurare gli utenti finali e i fornitori di servizi. A sostenere l'incertezza è la completa
assenza di leggi e normative che ben si adattino alla natura costantemente in divenire della rete.
Le recenti decisioni delle autorità di giustizia, inoltre, non fanno che gettare benzina sul fuoco: l'oscuramento di
The Pirate Bay e la
condanna dei tre dirigenti di Google per il famoso video del pestaggio di un disabile su YouTube sono a tutti gli effetti atti arbitrari compiuti secondo criteri soggettivi in assenza di normative adatte.
Le polemiche che seguono questi atti sono, quindi, legittime, e non riguardano tanto l'episodio in sà© quanto il pericolo che le decisioni dei tribunali diventino dei
precedenti su cui basare le sentenze a venire. In fondo, questo è il modo in cui la rete risponde a chiunque voglia porre dei limiti alla sua natura libera e "aperta". Natura da difendere, a tutti i costi.
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