Cambiano i tempi e cambiano anche le regole basilari di una professione: il
web e in particolare i
social network hanno ormai un'influenza notevole nelle nostre vite, tanto da influenzare il lavoro quotidiano.
Possono sembrare le solite frasi, un po' sociologiche e un po' totalizzanti, che commentano la società odierna, ma non è così: non lo è stato per quel soldato dell'esercito israeliano che, incurante delle reali ripercussioni di ciò che stava facendo, ha descritto su
Facebook, nel proprio status, l'
operazione militare che l'esercito stava per compiere, venendo meno all'ordine di segretezza e causando l'annullamento del
raid.
Non lo è, evidentemente, per i giornalisti della
Reuters, richiamati ad un modus operandi più serio e meno "istintivo": in particolare, ai reporter è stato presentato un
vademecum, una
guida etica sull'utilizzo dei social network, nella quale viene spiegato, a proposito di
Twitter, come si debba attendere che le
notizie siano battute dall'agenzia, prima di tweettare lo
scoop.
Una prassi che, evidentemente, tanto scontata non risulta, vista la necessità di esplicitarla da parte della Reuters.
Oltre a questo, è stato richiesto ai
giornalisti di chiedere l'approvazione dei superiori prima di utilizzare il
portale di microblogging per scopi professionali: in caso di approvazione, si dovrà procedere con l'attivazione di due account separati, uno a titolo privato e uno come "
giornalista Reuters".
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