In una recente intervista rilasciata al quotidiano inglese
The Guardian,
Sergey Brin, fondatore di
Google assieme a
Larry Page, afferma che l'amministrazione americana dovrebbe considerare come "un'alta priorità " il ben noto contenzioso fra la
Cina e il colosso della ricerca in rete.
Brin motiva la sua dichiarazione nella stessa intervista, affermando che ''la questione dei diritti umani merita che le venga dedicato lo stesso tempo che viene utilizzato per le questioni commerciali'', perchà© ''da quando i servizi e l'informazione sono diventati la nostra principale esportazione, se le regole della Cina ci impediscono di essere competitivi, allora vanno considerate come barriere commerciali''.
L'intervista continua poi con l'esempio significativo legato alla famiglia dello stesso Brin, fuggita alla fine degli anni settanta dall'
Unione Sovietica e dall'antisemitismo alla ricerca di nuove libertà . Forte di questa esperienza Brin propone un'inversione di tendenza nei rapporti con la Cina, spiegando che una grande azienda non deve badare solo e soltanto ai
profitti, ma soprattutto a come e dove i suoi prodotti vengano utilizzati.
Per finire non manca la provocazione nei confronti della grande rivale,
Microsoft, colpevole, secondo l'uomo di Google, di aver piegato a proprio favore il contenzioso: ''Loro non hanno alcuna fetta di mercato in Cina e finiscono per essere contro la libertà di parola e i diritti umani solo per contraddire Googlè'.
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