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Dilemma amletico negli Usa, la pirateria fa bene o male?

Il Government Accountability Office Usa ha messo in luce l'impossibilità  di stabilire con precisione i danni che la pirateria provoca al mercato, sconfessando in questo modo gli studi e le ricerche pubblicate in questi anni.

Autore: Santina Buscemi

Pubblicato il: 14/04/2010

C'è, ma non si sa quanto grande sia il problema: questo, in pillole, il succo della ricerca governativa realizzata dal Government Accountability Office, la sezione investigativa del Congresso degli Stati Uniti, sul fenomeno della pirateria. Una conclusione, quella della sezione governativa, che ha immediatamente sollevato un polverone.
Ma facciamo un passo indietro e spieghiamo l'iter che ha condotto verso questo risultato: nell'aprile 2009 il Gao era stato incaricato di quantificare il peso della pirateria, mettendo in luce come lo sharing online impattasse sul mercato.
Dopo un'attenta analisi, durata un anno, sono stati resi noti i risultati e, da qui, la sorpresa: non esisterebbero, secondo gli esperti del gruppo operativo incaricato, dati certi sui quali basare un giudizio sul fenomeno.
Come dichiarato nel rapporto conclusivo: "Tre dei maggiori studi effettuati dal governo degli Stati Uniti che stimano il danno economico generato dalla contraffazione non sono sostenuti da studi di base"; sembra quindi che vi siano specifici problemi sulla metodologia d'analisi utilizzata per dimostrare i danni causati dalle copie non autentiche e, per quel che riguarda il digitale, di riproduzioni pirata di contenuti audio o video coperti da copyright.
Da ciò, una delle conclusioni dello stesso rapporto, ossia il fatto che i prodotti contraffatti avrebbero ripercussioni negative sul mercato, la salute pubblica o la sicurezza nazionale, essendo il loro commercio sovente legato a organizzazioni criminali o al terrorismo, perderebbe di valore perchà© non supportata da un'analisi affidabile.
Addirittura il rapporto avrebbe sconfessato questo pericolo, indicando anche conseguenze positive legate, ad esempio, alla pirateria digitale: "i contenuti illegali costituiscono in alcuni casi semplici esempi che vengono utilizzati dai consumatori per scegliere un prodotto", ad esempio nei casi in cui un utente ascolta un brano per poi acquistare il Cd originale.
Si tratta della controversia sine tempore fra l'analisi qualitativa e quella quantitativa?
A prescindere da questioni puramente metodologiche, in fin dei conti, è il significato intrinseco della ricerca del Government Accountability Office a scatenare un putiferio.
Fra le reazioni, la Motion Picture Association of America che, fra i commenti sui risultati del lavoro del Gao, ha affermato: "l'analisi del Gao conferma la dilagante diffusione della pirateria", minimizzando le perplessità  sulla vastità  del problema sollevate dalla sezione governativa, la quale è arrivata ad affermare che mancano prove certe del legame che esisterebbe fra crisi economica del settore dei film e della televisione e la pirateria.
A cosa condurrà  tutto ciò? Inevitabilmente, da oggi in poi, si leggeranno in maniera differente i dati sulla "perdita dei posti di lavoro" e la "diminuzione dei guadagni" legate alla pirateria, nonostante il Gao non abbia escluso la corrispondenza fra i due fenomeni, ma si sia limitato a indicare come, fino ad oggi, si sia affrontato la questione partendo da dati non verificati.

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