Non c'è che dire: è un personaggio eccentrico, dotato di pragmatismo e di una buona dose di autoironia. Stiamo parlando di
Oscar Magi, il giudice di Milano diventato famoso dopo la condanna ai danni dei dirigenti
Google.
La pubblicazione del video di un disabile picchiato da tre coetanei su
YouTube ha portato in tribunale Google, la quale, denunciata dall'associazione
Vividown, ha subito il processo, al termine del quale Magi ha dichiarato tre dirigenti colpevoli.
Ma non è della controversa sentenza che vogliamo discutere, perchà© negli ultimi giorni si sta parlando del giudice Magi in connessione ad una vicenda di altro genere, seppur connessa al fatto Google-Vividown.
Il magistrato ha infatti dichiarato di aver ricevuto un gran numero di minacce su
Facebook da parte di utenti "arrabbiati", a dir poco, per la sentenza che, a loro avviso, minerebbe la
libertà del web.
Le opinioni discordanti con quella del giudice si sarebbero tradotte però in
minacce e
insulti, nella maggior parte dei casi, e in manifestazioni di disaccordo, in pochi altri.
Come spiegato da Magi, in un'intervista al Sole 24 Ore, mentre le critiche sarebbero giunte soprattutto dall'estero, le minacce sarebbero state inviate da italiani; i messaggi di
approvazione con la sentenza sarebbero invece provenienti dalla Spagna.
Il giudice ha spiegato: "Mi sono arrivate centinaia di lettere offensive di protesta e soprattutto di minaccia. Su alcune ho dovuto addirittura chiedere l'intervento dei
gestori della piattaforma, segnalando l'esistenza di persone minacciose".
Come spesso accade ultimamente, quanto avviene nella realtà diventa l'argomento di discussione sul web e, su Facebook, sorgono
gruppi a favore o contro di un politico, di un personaggio, di una vicenda.
Questa volta, però, non stiamo parlando di gruppi a favore o contro, ma di messaggi direttamente inviati al profilo del magistrato coinvolto: un
attacco personale, quindi, che il
social network, grazie alla possibilità di inviare messaggi anche a chi non fa parte dei propri contatti, permette.
Certo, il giudice potrebbe disattivare l'
opzione che consente di ricevere messaggi dagli utenti non appartenenti ai suoi "amici" (termine azzeccato, in questa vicenda), ma non lo fa.
Addirittura, sulla bacheca, visibile anche a chi non parte dei suoi contatti, il giudice Magi scrive: "dopo la sentenza Google ho ricevuto più insulti che richieste di amicizia, ma a tutti ho risposto".
Un atteggiamento deciso, di un uomo che rispetta le opinioni degli altri e, indirettamente, dà una lezione anche a chi non rispetta la sua e arriva a minacciarlo.
Nel messaggio successivo, l'auto-ironico Oscar Magi scrive: "ho cliccato è apparso un " nuovo comando per la privacy". Che sia l'effetto della mia sentenza?".
A prescindere dalle opinioni personali che ciascuno di noi può avere sulla sentenza contro Google, un applauso all'onestà e alla limpidezza del giudice, capace di affrontare anche la disapprovazione e le minacce.
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