Un numero sempre maggiore di iscritti, tale da sorprendere anche lui: già , perchà© Gabriele Coletti, creatore della pagina "
ViOdio", che sta spopolando su
Facebook, ha dichiarato in un post: "Questo week-end sono stato abbastanza impegnato e non ho potuto vedere fino a ieri notte, e quando mi sono accorto quanti siete mi è quasi venuto un colpo! Oggi aggiungerò alcuni dei vostri #VIODIO ricevuti via mail! Quasi non ci credo... Grazie mille veramente a tutti! e cmq un po' vi odio...".
ViOdio è una
pagina di Facebook, nella cui introduzione vi è scritto "Non è istigazione, è catarsi", basata su immagini completamente nere su cui troneggiano dei soggetti, seguiti da un "Ti/Vi Odio": l'invenzione di Coletti sta spopolando sul
social network e il numero degli iscritti continua a salire; nel momento in cui scriviamo ha superato 100.000 adesioni.
E' uno dei nuovi tormentoni di Facebook?
Analizzando l'interesse che il
popolo del web sta dimostrando a "ViOdio" sembrerebbe di sì: i soggetti "odiati" di volta in volta sono differenti, a partire dalle cose più banali che possono infastidire, fino ad argomenti più rilevanti e seri. Gli iscritti sono direttamente coinvolti dall'autore, chiamati ad esprimere il loro pensiero su cosa egli sceglie e a suggerire nuovi soggetti verso i quali esprimere insofferenza.

Da Hello Kitty ai nichilisti, da Trenitalia alla Polvere sulla scrivania, il dito accusatorio di
Gabriele Coletti si muove di continuo per indicare ogni realtà capace di far scattare l'intolleranza o il nervosismo nelle persone.
Fantasioso, divertente, eccentrico: l'autore mostra stupore per il feed-back avuto dal suo progetto (dichiara "c'è pure chi mi ha fatto la fanpage personale! hahaha!" ) e mostra anche di essere auto-ironico, pubblicando nella 78°immagine, il messaggio di un'utente che aveva scritto "Tu che hai avuto quest'idea ed io no, TiOdio".
Il popolo di Facebook è quindi chiamato a raccolta, spronato ad esplicitare quello che proprio non va nelle loro vite, a partire dai contrattempi giornalieri alle questioni più serie, in un gioco che si trasforma, proprio come anticipato da Coletti "in una catarsi collettiva".
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