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Il Giudice di pace va sul web, ma non mancano le polemiche

Il ministro della Giustizia Alfano ha presentato un nuovo sistema online per i ricorsi al Giudice di Pace; sono però scattate le prime polemiche in merito a questa innovazione, perchè non eliminerebbe il bisogno di recarsi negli Uffici Postali e non utilizzerebbe la Pec.

Autore: Santina Buscemi

Pubblicato il: 10/05/2010

Una piccola riforma della giustizia italiana ed è subito polemica.
Le novità  introdotte dal ministro della Giustizia Angelino Alfano non hanno il tempo di diffondersi, che le polemiche si scatenano e il reale valore dell'innovazione tecnologica basata sulla rete e promossa dal Ministero tentenna.
Ma andiamo con ordine: sabato 8 maggio, sul sito www.giustizia.it viene pubblicato un videomessaggio del Ministro, incentrato sulla presentazione del nuovo servizio di ricorso online al Giudice di Pace.
Alfano spiega come siano 2 milioni i procedimenti gestiti dal GdP, con le consequenziali problematiche connesse ad un così alto numero di pratiche: viene fatto riferimento alle inchieste televisive che mostrano, a ragione, i ritardi e i disservizi legati a questa trafila.
Il Ministro, per ovviare a questi problemi, annuncia quindi di voler investire sulle caratteristiche della rete, in grado di permettere ai cittadini di controllare su internet lo status di attuazione del suo ricorso, "a che punto è" insomma.
La trasparenza e la velocità  di internet sono quindi fondamentali per far risparmiare tempo ai cittadini e soldi allo Stato, nella quotidianità , come sottolineato dalle parole del Ministro.
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Alfano mostra nel video la schermata del sito dal quale l'utente può accedere alle informazioni sul proprio ricorso, conoscendo il numero di protocollo, lo stato del procedimento, la sentenza e la data di citazione della prima udienza e la parte sulla compilazione del ricorso.
E' proprio questo punto che sta scatenando svariate polemiche, che criticano la riforma del ministro della Giustizia e la additano come "inutile".
In diversi commenti online è infatti sottolineato come, nonostante il sito del Ministero consigli di utilizzare il web per la compilazione del modulo per il ricorso su internet, l'azione risulti inutile in quanto per la spedizione della domanda occorre ugualmente recarsi in posta e spedire una raccomandata A/R o presentare il ricorso negli uffici del GdP.
Lo smaltimento delle code e il risparmio di tempo risulterebbero, a questo punto, a detta dei critici della riforma, inesistenti, perchè il cittadino avrà  comunque bisogno di uscire di casa e recarsi in posta.
Inoltre sembra completamente assente il riferimento alla Pec, tanto pubblicizzata dal ministro Brunetta: una semplice vista o una lacuna più grave?
E' verosimile ipotizzare che Alfano risponda presto alle critiche piovute sul servizio. E soprattutto che si applichino al più presto dei correttivi a quella che tuttavia rappresenta il primo passo di quella riforma della giustizia da anni auspicata da tutti gli italiani.


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