La
Riaa, l'associazione dei discografici Usa alla fine l'ha spuntata: un giudice della
corte federale di New York ha infatti accolto le istanze presentate contro
LimeWire.

Era il 2006 quando l'organizzazione che si occupa di tutelare i diritti delle
case discografiche statunitensi aveva deciso di rivolgersi alla
legge per denunciare il modus operandi di LimeWire e chiedere un
risarcimento danni, quantificato in 150 mila dollari per ciascuna infrazione.
Gli utenti, attraverso i servizi online offerti dalla società fondata da
Marc Gorton, avevano, secondo la Riaa, la possibilità di scambiare file coperti dal diritto d'autore.
Secondo l'associazione, l'atteggiamento di LimeWire era di connivenza a questo scambio illegale ed è proprio su questo punto che il giudice preposto,
Kimba Wood, ha accolto l'istanza.
Il
giudice ha infatti dichiarato: " Le prove dimostrano che la LimeWire ha ottimizzato le funzioni di LimeWire per assicurarsi che gli utenti potessero scaricare musica digitale, la maggior parte della quale coperta da copyright, e che LimeWire ha assistito gli utenti nel commettere le violazioni".
Una
sentenza nettamente a sfavore della società , che si è vista accusare di violazione di
copyright e che dovrà quindi rispondere a quanto dichiarato del giudice.
La prossima udienza dovrebbe essere fissata per gli inizi di giugno ed è verosimile ipotizzare che Marc Gorton & Co. cerchino di difendersi da tale accusa.
Soddisfazione da parte di Riaa, che ha dichiarato: "la corte ha mandato un segnale chiaro a chi pensa di poter escogitare e trarre profitto da uno schema pirata che evita le responsabilità ".
Sembra si sia dinanzi a un'altra grande sconfitta per il mondo del
P2P statunitense, dopo le vicende di
Napster e
Grokster.
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