In previsione delle
elezioni estive per il rinnovo del
Senato, il
Giappone sta rimettendo mano alla legge sull'utilizzo del
web da parte dei
candidati. Le leggi emesse anni fa sono ancora valide?
La centralità che la
rete sta assumendo nella
società contemporanea è tale da indurre una riflessione su eventuali veti posti tempo fa?
In Giappone sembrerebbe di sì: il
Parlamento Giapponese sarebbe infatti prossimo a ridurre le restrizioni sull'utilizzo di internet durante la
propaganda elettorale.
Un'
intesa bipartisan avrebbe infatti dato avvio ad una riflessione sul modo migliore di approcciare la fruizione del web durante un periodo "delicato" come quello che precede le elezioni: secondo quanto emerso, la tendenza sarebbe quella di concedere ai candidati politici e ai partiti di aggiornare liberamente
siti e
blog.
I dubbi restano, invece, sulla
posta elettronica e su
Twitter: i due schieramenti non hanno dimostrato di condividere il medesimo approccio alla questione, impedendo che il "nulla osta" all'utilizzo del web durante la
campagna elettorale riguardi anche le
email e il sito di
microblogging.
Secondo alcuni parlamentari, infatti, la posta elettronica e i tweet potrebbero essere utilizzati per
diffamare gli avversari politici e non sarebbe di conseguenza idoneo modificare le norme vigenti.
La legge attuale paragona i post su Twitter a "
letteratura e immagini", considerate illegali se impiegate nella propaganda elettorale.
Niente
tweet per i candidati, quindi, almeno fino ai risultati del voto: dopo si potrà cinguettare il proprio disappunto o la propria soddisfazione per i risultati ottenuti alle urne.
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