"Il tribunale ha ordinato al governo di bloccare immediatamente
Facebook fino al 31 maggio a causa della competizione blasfema": queste le dichiarazioni, rilasciate a Reuters, da
Azhar Siddique, rappresentante del Foro degli Avvocati Islamici che ha depositato presso l'alta corte di Lahore la petizione che prevede la chiusura dell'accesso al
social network. La causa di tutto? Un concorso online di
vignette su Maometto.
Un
concorso che ha attirato l'attenzione, e la disapprovazione, da parte delle autorità pakistane, e che le ha convinte a sospendere temporaneamente l'
accesso al sito.
La contestata competizione si dovrebbe tenere oggi e, per questa ragione, si è deciso di bloccare Facebook e la possibilità che tali
immagini vengano diffuse in rete all'interno del Paese.
Il concorso nasce proprio da una provocazione all'importanza notevole attribuita alla sacralità dell'immagine di Maometto: in passato sono stati numerosi i fatti che hanno dimostrato quanto la
fede musulmana non accetti di scherzare sull'immagine del profeta.
Ultimo, fra questi episodi, le minacce di un
gruppo musulmano estremista ai danni dei creatori di
South Park. In una puntata della popolare serie si era proprio scherzato sull'importanza attribuita dai fedeli al rispetto di Maometto e questo aveva creato irrequietezza, giunta, nel caso del sopracitato gruppo, alle minacce.
Per protestare contro tale atteggiamento è stata istituita la giornata del "Tutti disegnino Maometto": una provocazione nella provocazione, quindi.
Il concorso, però, non potrà varcare i confini del Pakistan: il
divieto delle autorità sbarra i confini al sito di Zuckerberg fino a fine maggio. Inevitabili le polemiche, in un gioco di provocazioni e derisioni che impattano sulla fruizione degli utenti del
web.
In questo caso, però, non si tratta di censura su argomenti "scomodi", ma il tentativo di proteggere significati considerati sacri e non derisibili, che si scontra con il tentativo di tutelare la satira. Ciascuno è libero di prendere posizione a difesa di uno o dell'altro.
Si è diffusa, inoltre, la notizia che anche
YouTube potrebbe essere bloccato per il medesimo motivo: secondo quanto riporta la Reuters, "
Wahaj-us-Siraj, amministratore delegato del provider
Nayatel, ha detto che
Apt (l'Autorità pakistana per le telecomunicazioni) ha emesso un'ordinanza ieri sera richiedendo il blocco "immediato" di YouTube".
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