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Pakistan, le vignette su Maometto fanno chiudere Facebook

Fino al 31 maggio prossimo, Facebook sarà  chiuso per gli utenti del Pakistan: a bloccare il social network il concorso "Tutti disegnino Maometto", che invitava gli utenti a disegnare caricature del profeta islamico.

Autore: Santina Buscemi

Pubblicato il: 20/05/2010

"Il tribunale ha ordinato al governo di bloccare immediatamente Facebook fino al 31 maggio a causa della competizione blasfema": queste le dichiarazioni, rilasciate a Reuters, da Azhar Siddique, rappresentante del Foro degli Avvocati Islamici che ha depositato presso l'alta corte di Lahore la petizione che prevede la chiusura dell'accesso al social network. La causa di tutto? Un concorso online di vignette su Maometto.
Un concorso che ha attirato l'attenzione, e la disapprovazione, da parte delle autorità  pakistane, e che le ha convinte a sospendere temporaneamente l'accesso al sito.
La contestata competizione si dovrebbe tenere oggi e, per questa ragione, si è deciso di bloccare Facebook e la possibilità  che tali immagini vengano diffuse in rete all'interno del Paese.
Il concorso nasce proprio da una provocazione all'importanza notevole attribuita alla sacralità  dell'immagine di Maometto: in passato sono stati numerosi i fatti che hanno dimostrato quanto la fede musulmana non accetti di scherzare sull'immagine del profeta.
Ultimo, fra questi episodi, le minacce di un gruppo musulmano estremista ai danni dei creatori di South Park. In una puntata della popolare serie si era proprio scherzato sull'importanza attribuita dai fedeli al rispetto di Maometto e questo aveva creato irrequietezza, giunta, nel caso del sopracitato gruppo, alle minacce.
Per protestare contro tale atteggiamento è stata istituita la giornata del "Tutti disegnino Maometto": una provocazione nella provocazione, quindi.
Il concorso, però, non potrà  varcare i confini del Pakistan: il divieto delle autorità  sbarra i confini al sito di Zuckerberg fino a fine maggio. Inevitabili le polemiche, in un gioco di provocazioni e derisioni che impattano sulla fruizione degli utenti del web.
In questo caso, però, non si tratta di censura su argomenti "scomodi", ma il tentativo di proteggere significati considerati sacri e non derisibili, che si scontra con il tentativo di tutelare la satira. Ciascuno è libero di prendere posizione a difesa di uno o dell'altro.
Si è diffusa, inoltre, la notizia che anche YouTube potrebbe essere bloccato per il medesimo motivo: secondo quanto riporta la Reuters, "Wahaj-us-Siraj, amministratore delegato del provider Nayatel, ha detto che Apt (l'Autorità  pakistana per le telecomunicazioni) ha emesso un'ordinanza ieri sera richiedendo il blocco "immediato" di YouTube".

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