La
manovra finanziaria approntata dal governo contiene alcuni punti che preoccupano seriamente le imprese italiane. Al punto che
Confindustria e
Rete Imprese Italia (associazione che riunisce
Confcommercio, Confartigianato, CNA; Casartigiani, Confesercenti) hanno deciso di rivolgere un appello al premier
Berlusconi e al
Parlamento, in attesa della discussione allla commissione del Senato del provvedimento.
Le associazioni ravvisano nella manovra alcune norme che "costituiscono
violazioni gravi dei diritti dei contribuenti e nulla hanno a che fare con il contrasto all'evasione": esse rischiano di avere "conseguenze irreparabili specie per le piccole e medie imprese".
L'obiettivo è quello di convincere l'esecutivo a modificare due articoli in particolare: uno di essi riguarda la
riscossione (il
38), l'altro la
compensazione fra crediti e debiti con l'amministrazione fiscale (il 31).
"La proposta che è stata avanzata in Commissione Bilancio al Senato di portare da 150 a 300 giorni la durata massima della sospensione giudiziale degli atti di recupero dei crediti verso l'amministrazione – spiega la nota ufficiale delle associazioni - non risolve il problema, a fronte del fatto che la durata media dei soli procedimenti di primo grado supera i 700 giorni. Se passasse questa norma, il contribuente sarebbe costretto, pena il pignoramento, a pagare gli importi richiesti dall'amministrazione, pur essendo ancora in attesa di sentenza e a fronte di pretese che nella grande maggioranza dei casi risulteranno successivamente non fondate".
"Ciò non è accettabile" per le imprese italiane, in quanto "darà luogo a contenziosi, anche in punto di legittimità costituzionale, in molti casi porterà a conseguenze irreparabili, specie per le piccole e medie imprese. Per rimediare al problema - indicano - occorre che la sospensiva duri quantomeno sino alla sentenza di primo grado''.
L'altra norma che desta allarme, si legge nella nota, "riguarda il divieto di effettuare compensazioni fra crediti e debiti fiscali in presenza di accertamenti anche di importo modesto (1.500 euro). Come si è già fatto osservare il divieto di compensazione può essere imposto, ma solo quando vi sia la piena certezza del debito fiscale, ossia quando lo stesso sia iscritto a ruolo definitivo".
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