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Cina, censura per i siti di microblogging simili a Twitter

Diversi siti di microblogging cinesi, similari a Twitter, risultano inaccessibili. Nonostante i loro vertici parlino di semplici test, negando le pressioni del governo di Pechino, si teme la censura.

Autore: Santina Buscemi

Pubblicato il: 14/07/2010

Avevamo concluso l'ultimo approfondimento sulla situazione di internet in Cina, sottolineando le perplessità  degli analisti dinanzi a piccoli segnali positivi: "Gli addetti ai lavori pensano infatti che possa trattarsi di una scelta momentanea e che la morsa della censura potrebbe tornare a minare la libera circolazione di idee in rete". Ci riferivamo all'apparente cambio di approccio del governo di Pechino verso i gestori di forum e chat sul web, ai quali sembrava fosse concessa maggiore libertà  del passato.
Pochi giorni dopo ci ritroviamo a dover comunicare una notizia diametralmente opposta. Secondo quanto riporta la Reuters, infatti, gli utenti cinesi starebbero avendo difficoltà  a collegarsi ai siti di microblogging cinesi.
Questi social network, similari a Twitter e diffusosi nel Paese dopo la sua censura definitiva, avvenuta un anno fa, avevano conquistato una fetta sempre maggiore degli internauti cinesi.
Ci riferiamo al microblog t.163.com di NetEase.com e a T.Sohu.com: il primo risulta chiuso dalle 19 di ieri per "lavori in corso", mentre il secondo risulta essere in "modalità  test". L'agenzia Reuters riporta quanto dichiarato dal quotidiano di Shanghai Oriental Morning Post: citando "fonti del settore" anonime, il giornale ha scritto che i siti sarebbero sotto pressione da parte della censura cinese.
Nonostante il serrato controllo delle Autorità  su quanto viene pubblicato online, i social network riescono a mantenere uno spazio di maggiore libertà , rispetto agli altri spazi in rete.
Ciò nonostante, dinanzi a quanto sta avvenendo, i team management delle diverse aziende negano che vi siano influenze da parte del Governo.
Sia NetEase, che Sina, il più grande portale cinese che aveva lanciato un microblog lo scorso anno, anch'esso risultante in "modalità  test", negano pressioni governative.
Intanto, vien da pensare a quanto accaduto l'anno scorso a Fanfou.com, un social network similare a Twitter, che venne chiuso dal governo durante una campagna di controllo su internet.

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