Su
Facebook nascono ogni giorno delle
fan page che suscitano accese
polemiche, anche se spesso i diverbi rimangono all'interno del
social network.
Ogni tanto, però, le varie
bacheche digitali ospitano temi così incredibili da suscitare un polverone che raggiunge la politica e l'opinione pubblica
in toto.
Questa volta è un gruppo che prende di mira i
bambini e si chiama "Educhiamoli a suon di sberle". Neanche a dirlo, tratta di come "raddrizzare" i propri figli con le maniere forti, arrivando anche all'
istigazione alla violenza.
Tutti sentiamo dire spesso che i ceffoni dati con cognizione di causa sono utili ma i messaggi postati dagli utenti sulla bacheca del gruppo sono solo da condannare: i
76 membri si scambiano amenità del tipo "io li educo con il fucile ad aria compressa" e "legarli a una sedia e prenderli tutti a schiaffoni dalla parte delle nocche". Ma ce ne sono anche di peggiori.
Immediato - e giustificato - lo sdegno di
Alessandra Mussolini, presidente della Commissione parlamentare per la tutela dell'Infanzia, che chiede a gran voce delle punizioni esemplari contro questi genitori scellerati e domanda al Ministro
Maroni delle norme più severe di controllo dei
social network.
Della stessa opinione è anche
Alessandro Pedrini, direttore dell'Osservatorio sui Diritti dei Minori, la prima istituzione a segnalare il gruppo su Facebook: "Credo che il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, debba a questo punto dar seguito alle dichiarazioni espresse in merito all'irrigidimento dei controlli del social network, inevitabili davanti all'ascesa di insulti violenti che hanno come oggetto l'infanzia. Va bene la libertà di espressione, ma se questa invade la sfera emotiva e la dignità dei soggetti più deboli qualcosa bisogna pur fare".
Intanto, nel momento in cui scriviamo, la pagina su Facebook è irraggiungibile, ma le polemiche - a ragione - probabilmente cresceranno.
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