Facebook forse sta esagerando. E' vero che si tratta del
social network più grande del mondo, ma questa notizia lascia davvero stupiti.
Facebook, infatti, ha
citato in giudizio la piccola start-up Teachbook.com, una community online dedicata a
educatori ed insegnanti.
Per quale motivo? Violazione di trademark: esatto, parliamo proprio della parte del nome "
book", ossia libro.
Il gigante social ha depositato l'
accusa mercoledì, presso una Corte californiana.
E pensare che Teachbook
non è ancora operativo: il sito, infatti, è visibile online, ma non accetta ancora alcun membro. Il suo fine è quello di offrire agli insegnanti "un database di lezioni e video didattici per arricchire l'esperienza delle proprie classi", e incoraggia l'uso di un
Gradebook online - sorta di registro digitale sul web - "per registrare, calcolare e condividere i voti con i genitori".

Ci dovrebbero essere anche dei
blog attraverso cui gli insegnanti potranno condividere opinioni e persino sfogarsi - un aspetto, questo, che Facebook scoraggia apertamente: una professoressa del Massachussets, infatti, fu licenziata, dopo aver condiviso dei commenti non proprio positivi circa la comunità in cui insegnava. In Florida, invece, un distretto scolastico ha vietato agli insegnanti di diventare amici dei propri alunni su Facebook, bollando quel tipo di comunicazione come "inappropriata".
E' possibile, quindi, che Facebook nasconda dietro alla battaglia per il nome la
paura di una minaccia futura? Mentre il social network solleva polemiche un po' ovunque, per la
privacy o per i
gruppi shock, forse i 6,5 milioni di insegnanti americani stanno davvero cercando un altro "luogo digitale" in cui riunirsi.
Lasciando Facebook e i suoi problemi agli studenti.
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