Cinguettii dalla prigione per un giornalista catturato in Afganistan. Il reporter giapponese
Kosuke Tsuneoka è stato preso in ostaggio da alcuni
terroristi islamici e, detenuto, ha lasciato i suoi famigliari e parenti nell'angoscia di non sapere nulla sul il loro caro.
La detenzione e il silenzio di 5 mesi sono stati interrotti da
due brevi tweets apparsi sul profilo
Twitter di Tsuneoka: "Sono ancora vivo, ma in prigione" e "Mi trovo a Kunduz. Nella prigione del comandante Lativ".
Come ha fatto il reporter a inviare i messaggi? Lo ha spiegato lui stesso, liberato poco tempo fa.

Uno dei terroristi aveva un
Nokia N70 ma non sapeva utilizzare la connessione ad internet, così ha chiesto aiuto al prigioniero giapponese. Il reporter a quel punto ha potuto mostrare al suo carceriere l'utilizzo di Twitter, lanciando i due SOS di cui sopra.
Il sollievo della famiglia e degli amici è stato notevole, ed è aumentato ancora di più dopo la
liberazione di Tsuneoka, avvenuta poche ore dopo.
Sembra che i due tweet non c'entrino nulla con la liberazione, mentre la chiave di volta potrebbe essere stata la conversione alla fede islamica del giornalista, avvenuta nel 2000.
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