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Google e la trasparenza, dove i Governi imbavagliano il web

Google ha appena lanciato un nuovo servizio che mostra su una mappa dove i Governi censurano i prodotti di BigG: Transparency Report, contro i bavagli al web.

Autore: Andrea Sala

Pubblicato il: 22/09/2010

Google ha recentemente lanciato un nuovo servizio, chiamato Transparency Report, che mostra su una mappa del mondo dove i vari Governi hanno deciso di "ficcare il naso" nelle attività  e nei prodotti di BigG.
Attraverso il tool gli utenti potranno venire a sapere quali paesi hanno chiesto - o imposto - a Mountain View di oscurare dei contenuti, o dove i servizi del gigante americano sono stati del tutto bloccati.
Insomma, Transparency Report consente di esaminare ogni nazione e capire il livello di censura applicato al web: così facendo Google mette a nudo tutte le attività  governative che minano la libertà  della rete, allo stesso tempo dissociandosi da esse e prendendo una chiara posizione in merito.
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In particolare, dal tool di BigG sarà  possibile determinare quali Governi hanno contattato Google per chiedere l'oscuramento di alcuni siti o pagine, mentre la sezione Traffic indica la situazione del traffico web in un dato Stato, puntualizzando se le eventuali interruzioni sono dovute a problemi tecnici o a vere e proprie azioni di censura.
Cliccando sui pinpoints nella mappa, poi, si accede al dettaglio di ogni singola nazione: è possibile vedere in quale servizio le richieste di "correzione" siano andate ad intervenire, su YouTube, AdWords, le ricerche web, i blog (blogspot) o altri servizi a marchio Google.
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L'Italia, si vede sul grafico, nel primo semestre 2010 ha richiesto la rimozione di ben 69 pagine. Ai livelli più alti, in termini di numeri, troviamo il Brasile con 398 rimozioni, Stati Uniti con 128 e Germania con 124.
Altri Paesi particolarmente "restrittivi" sono Francia, India e Inghilterra. 
La mossa di Google è particolarmente interessante perchà© mostra l'operato dei governi delle Nazioni occidentali, in cui dovrebbe vigere la democrazia e la libertà  d'opinione: sono moltissimi, anche se di minore entità , gli interventi per "ammutolire" il web.
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Il mettere alla berlina questi comportamenti censori, da un altro punto di vista, va anche a vantaggio di Google: visto che è tutto in chiaro, forse BigG intende sconsigliare tali attività  alle varie amministrazioni. In questo modo il traffico web (e la pubblicità  veicolata) aumenterebbe in tutte le nazioni. E Google guadagnerebbe ancora di più.


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