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Assange risponde alle domande degli internauti italiani

Julian Assange ha risposto ad alcune domande che gli italiani gli hanno posto. Il fondatore di WikiLeaks ha criticato la stampa ed ha parlato delle rivolte nel Mondo Arabo.

Autore: Chiara Bernasconi

Pubblicato il: 30/03/2011

Il fondatore di WikiLeaks Julian Assange ha risposto ad alcune domande che i lettori di Espresso online gli hanno posto.
Su 507 domande, Assange ne ha scelte 10, evitando di parlare di Ufo, 11 settembre e Berlusconi.
Il fondatore di WikiLeaks, a proposito dei media ha dichiarato: "Murdoch ci attacca, The New York Times è contro di noi", aggiungendo inoltre che la situazione dei media italiani "è molto fosca".
L'australiano ha poi aggiunto: "News Corporation, che possiede tra gli altri Sky, Fox, The Times di Londra e The Wall Street Journal, è contro di noi, in parte perchà© non è stato coinvolto nel nostro lavoro, in parte a causa dei suoi vari tentativi in varie parti del mondo di convincere e fare pressione sui governi in modo da ottenere buoni accordi per le licenze tv".
Per quanto riguarda "The New York Times", Assange è stato molto critico dichiarando: " The New York Times e il suo caporedattore, Bill Keller, hanno cospirato con David Leigh e Alan Rusbriger di The Guardian per rubare i cable a The Washington Post e a McClatchy, violando accordi scritti su come avremmo pubblicato il materiale".
Secondo Assange, inoltre, WikiLeaks avrebbe svolto un ruolo cardine nelle rivolte in Medio Oriente e Nord Africa: "La storia del nostro coinvolgimento nel Medio Oriente e in Nord Africa è lunga e affascinante. Abbiamo cominciato a pubblicare cable sulla regione a partire dall'inizio di dicembre. In particolare, lo abbiamo fatto attraverso i nostri partner arabi, al-Akhbar e al-Masry al-Youm al Cairo. Inoltre è stato creato un sito, Tunisleaks per poter tradurre il materiale anche in francese. Il governo tunisino ha censurato sia noi che al-Akbar ed è cominciata una guerra di hacker che ha coinvolto anche l'Arabia Saudita. Al-Akhbar è stato attaccato tre volte, in quello che èsembrato un attacco voluto e promosso dallo Stato. A quel punto alcuni hacker nostri amici hanno re-diretto i siti del governo tunisino a Wikileaks e così sono emersi i cable sul regime di Ben Ali. Poi, il 16 dicembre, un tecnico informatico di 26 di Tunisi si è auto immolato, producendo un fortissimo impatto emotivo delle offese crescenti del regime. Eventi simili si sono verificati nel nostro coinvolgimento in Egitto".
Sulla questione libica, il numero uno di WikiLeaks ha affermato: "La popolazione dei paesi in cui si sta intervenendo non è stata consultata sul piano d'attacco. La guerra è un affare serio e la guerra in una terra lontana deve essere giustificata con piani e un intento chiaro".

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