BSA ha rilasciato i risultati di uno studio condotto da Ipsos Public Affairs su 15mila utenti di Pc: quasi la metà è caratterizzata da pirati del software.
Autore: Chiara Bernasconi
Pubblicato il: 10/09/2011
Quasi la metà degli utilizzatori di personal computer nel Mondo (il 47% per la precisione) acquista il software attraverso canali il più delle volte illegali, e nelle economie in via di sviluppo le cifre si alzano ulteriormente.
Business Software Alliance (BSA) ha rilasciato i dati dello studio condotto da Ipsos Public Affairs su circa 15mila utenti in 32 nazioni del Mondo (comprendente circa 500 interviste individuali od online per nazione).
Dalla ricerca risulta che una vasta maggioranza di utenti di computer nelle nazioni in via di sviluppo sono soliti acquistare regolarmente software per canali illegali (come per esempio acquistare una licenza singola per un programma e poi installare quest'ultimo su diverse macchine, o scaricare programmi da reti peer-to-peer) anche laddove si dichiarano convinti sostenitori del rispetto della proprietà intellettuale.
La Cina ha manifestato nella propria popolazione di utilizzatori di PC una percentuale di tali "pirati abituali" più elevata rispetto a tutte le altre nazioni analizzate: ben l'86%.
La Nigeria la segue con l'82%, mentre il Vietnam occupa la terza posizione col 76%.
La ricerca copre anche l'Italia, situata al 20° posto con un 37% di utenti che si dichiarano abitualmente dediti a comportamenti illegali.
Ancor più critico è il fatto che numerosi business decision-maker professionali in tutto il mondo mostrino opinioni e comportamenti simili a quelli sopra citati in relazione agli utenti privati.