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Sentenza UE: no al filtraggio dei contenuti su Internet

Con una nuova sentenza l'UE stabilisce ancora una volta che un gestore di servizi internet non puo' essere costretto a predisporre un sistema di filtraggio generale riguardante tutti i suoi utenti per prevenire l'uso illecito di opere coperte dal copyright.

Autore: Redazione IT Tech & Social

Pubblicato il: 17/02/2012

La Corte Europea di Giustizia ha confermato con una nuova sentenza, a meno di 3 mesi dall'analogo caso Sabam/Scarlet, che i gestori di servizi internet (nel caso specifico social network) non possono essere obbligati a filtrare preventivamente il traffico Internet al fine di individuare contenuti potenzialmente lesivi del copyright
La Corte ha stabilito questo principio pronunciandosi sul caso che ha visto contrapposto la Sabam, società belga di gestione dei diritti d'autore (in pratica l'equivalente alla SIAE italiana) e il social network Netlog.
Con una nota stampa l'Associazione Italiana Internet Provider (AIIP) ha dichiarato di accogliere "con grande soddisfazione la decisione della Corte che ha così chiarito, contrariamente a ciò che chiedevano le lobby dei titolari dei diritti d'autore, che tale divieto vale sia per i gestori di piattaforme (social networks etc) che per i fornitori di accesso Internet".

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"Il caso è chiuso ed è andata molto male a chi voleva imporci di violare le comunicazioni dei nostri clienti, mettendoci impropriamente in testa un berretto da poliziotto se non da magistrato e chiedendoci così di calpestare le libertà  fondamentali dei cittadini. Noi siamo operatori di telecomunicazioni, siamo Internet Provider e non vogliamo e non possiamo adempiere a nessun obbligo di sorveglianza sulle attività  dei nostri clienti on line. Ciò che afferma AIIP è ora chiaramente ribadito da una sentenza della Corte Europea di Giustizia che ancora una volta, pur riconoscendo il valore economico e sociale del copyright, identifica i limiti entro i quali tale diritto va tutelato nell'ambiente digitale.
Per quanto riguarda gli Internet providers, questa tutela non può spingersi fino ad imporre agli ISP la predisposizione di sistemi di filtraggio intrusivi, costosi ed a spese degli stessi providers, perchà© tale imposizione lederebbe la libertà  d'impresa tutelata dalla Costituzione. Tale misura violerebbe inoltre i diritti fondamentali degli utenti, le cui comunicazioni ed attività  su piattaforme digitali, anche se potenzialmente lesive di diritti altrui, non possono essere preventivamente monitorate e censurate. AIIP si augura che la sentenza della Corte europea sia tenuta nella dovuta considerazione anche in Italia, dove assistiamo a pericolose derive censorie portate avanti con discutibili disegni di legge che appaiono come funghi nelle agende parlamentari e nelle azioni lobbistiche dei titolari dei diritti d'autore e proprietà  intellettuale" ha dichiarato Paolo Nuti, Presidente dell'AIIP.

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