L'inchiesta "
Vatileaks" entra nella sua
seconda fase: adesso si indaga su
tabulati telefonici, sms ed e-mail in vista dei
prossimi interrogatori.
Secondo gli organi vaticani a oggi sarebbero almeno venti i soggetti che hanno preso parte, a vario titolo, nella
diffusione dei documenti riservati di Benedetto XVI, anche se i veri indiziati sarebbero poi solo quattro. Occorre ricordare che la prima parte dell'inchiesta ha portato, lo scorso
13 agosto, al rinvio a giudizio dell'ex assistente di camera
Paolo Gabriele, che sarà processato
il 20 settembre prossimo insieme al tecnico informatico
Claudio Sciarpelletti, accusato di favoreggiamento, ma considerato una figura marginale nella vicenda.
Nella requisitoria del pm vaticano
Nicola Picardi erano state citate circa venti le persone udite come testimoni, indicate nel documento solo con lettere dell'alfabeto.
In questa parte dell'inchiesta, i testimoni avranno il compito di
fornire chiarimenti: tra di essi vi è anche il padre spirituale di Gabriele al quale il maggiordomo aveva consegnato una copia dei documenti e che aveva consigliato Gabriele stesso di ammettere le proprie responsabilità solo davanti al
Santo Padre.
Le probabilità che le indagini si protraggano per mesi sono piuttosto alte, soprattutto in virtù del fatto che occorre trattare ancora i
reati più gravi, ossia:
delitti contro lo Stato e i poteri dello stesso vilipendio delle istituzioni, calunnia, diffamazione e inviolabilità dei segreti. L'indagine è aperta anche su tutti coloro i quali hanno ricevuto i documenti: a queste persone potrebbero essere contestati i reati di ricettazione e falsa testimonianza.
Gabriele, però, ha sempre dichiarato di aver agito da solo e di aver consegnato personalmente i documenti al giornalista
Gianluigi Nuzzi, l'autore del libro "
Sua Santità ". La sua posizione, tuttavia, non convince. Secondo quanto dichiarato dagli investigatori, in Vaticano si sta lavorando alacremente al fine di ottenere ulteriori sviluppi nell'inchiesta.
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