Riuscire a
sopravvivere 5 mesi senza internet e un
mese e mezzo con la
linea telefonica fuori uso può provocare un
'apprensione angosciosa.
A stabilirlo è una
sentenza del giudice di Pace di Trieste che ha dato ragione a una casalinga triestina che è rimasta vittima dei disservizi di una compagnia telefonica.
La donna, madre di 3 figli studenti con
necessità di collegarsi in rete, ha vissuto dei mesi infernali a causa dei problemi provocati dalla compagnia telefonica con la quale aveva stipulato un contratto nel 2008.
Rimasti senza internet
da metà agosto al 2 dicembre 2009, sono stati risarciti sia per il danno materiale, sia per lo stress subito:
1600 Euro di danno patrimoniale e 800 Euro di danno esistenziale, per un totale di 2400 Euro.
Il giudice,
Stefania Bernieri, ha riconosciuto che la signora ha subito un'apprensione "angosciosa prodotta dalla situazione creatasi nel corso dell'annosa questione".
Dal canto suo, la donna ha così dichiarato: "è stato un incubo, mia figlia usava internet per studio. Ho una mamma e altri parenti anziani che necessitano di chiamarmi spesso. Ero in ansia anche per questo. E' stato un disagio psicologico enorme".
L'avvocato della donna,
Giuseppe Turco, aveva invocato una condizione di oggettiva "disuguaglianza digitale" causata dal mancato funzionamento del servizio che aveva comportato un ostacolo all'esercizio del diritto della donna a istruire i propri figli e una violazione al diritto allo studio, tutelati dagli
articoli 30 e 34 della Costituzione. Il giudice di pace ha accolto l'impostazione considerando il danno causato "particolarmente grave in un'epoca in cui la comunicazione è fondamentale in ogni aspetto della vita quotidiana".
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