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Facebook e privacy: con un mi piace si svelano i segreti degli utenti

Da una ricerca dell'università di Cambridge realizzata con la collaborazione di Microsoft si evince che mettere “mi piace” su Facebook è un’azione sufficiente per esporsi a una pericolosa violazione della privacy.

Autore: redazione social media

Pubblicato il: 12/03/2013

L’Università di Cambridge, con la collaborazione di Microsoft Research, ha realizzato un sistema di data mining in grado di tracciare profili personali precisi a partire dalle informazioni accessibili pubblicamente. Dalla ricerca si evince che mettere “mi piace” sul celebre social network è un’azione sufficiente per esporsi a una pericolosa violazione della privacy.
Michal Kosinski, direttore della ricerca, nonché curatore della sua pubblicazione sulla rivista “Pnas”, ha così dichiarato: “Siamo rimasti del tutto sorpresi dalla precisione delle previsioni”.
Il sistema ha analizzato i profili di 58mila volontari, unendo le preferenze ad altre informazioni. Attraverso tali dati si è riusciti a indovinare se la persona fosse di pelle bianca o nera (con precisione del 95%), di sesso maschile o femminile (90% di successo), omosessuale o etero e democratico o repubblicano.
È stato persino possibile capire se il soggetto analizzato facesse uso di droghe o avesse i genitori divorziati con una precisione superiore all’80%.
Pochi utenti avevano poi cliccato su un “Mi piace” rivelatore: ciò significa che anche tutti coloro i quali limitano l’accesso al proprio profilo pubblico hanno motivo di preoccuparsi, poiché sono esposti a questo tipo di analisi. Il turbamento principale risiede nel fatto che questo tipo di informazione possa diventare merce per le reti pubblicitarie.
I ricercatori, però, sostengono vi siano anche delle implicazioni positive: il social network di Mark Zuckerberg potrebbe infatti diventare una vera e propria “cassaforte digitale” per i dati personali e solo l’utente può decidere se renderli accessibili a seconda delle proprie preferenze e degli scopi.

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