Nell’ultimo rapporto sulla trasparenza,
Google ha dichiarato di aver
ricevuto 144.907 ricerche della frase "
diritto di essere dimenticati" e di aver ricevuto un
totale di 497.507 richieste di rimozione di pagine web. Tra i quasi 500mila collegamenti di cui è stata richiesta la rimozione, l'azienda ha detto di aver rimosso 170.506 link (il 41,8% del totale di richieste) e di aver rifiutato di rimuoverne 237.561 (il 58,2%).
Si tratta di una
conseguenza della sentenza della Corte di giustizia dell’UE che ribadisce il “diritto all’oblio”. In base alla sentenza, gli europei hanno la possibilità di chiedere a Google e agli altri motori di ricerca di rimuovere i collegamenti ai risultati di ricerca se ritengono che tali risultati contengano informazioni che potrebbero influenzare la loro privacy o che semplicemente non ritengono più rilevanti o validi per qualche motivo. Big G ha criticato la decisione, definendola una "deludente sentenza per i motori di ricerca e gli editori online in generale".
Tuttavia, l’azienda di Mountain View è stata
costretta a rispettare la sentenza e ha perciò pubblicato un modulo online che gli utenti possono compilare per richiedere che determinati link dei risultati di ricerca che riconducono alla loro persona possano essere rimossi.
Google intende valutare tutte le richieste cercando di bilanciare i diritti sulla privacy della persona con il diritto di tutti di conoscere e distribuire le informazioni: “Durante la valutazione della richiesta stabiliremo se i risultati includono informazioni obsolete sull'utente e se le informazioni sono di interesse pubblico, ad esempio se riguardano frodi finanziarie, negligenza professionale, condanne penali o la condotta pubblica di funzionari statali".
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