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Partita la sperimentazione di SPID

Ha preso ufficialmente il via la sperimentazione di SPID: si tratta del “Sistema Pubblico d’Identità Digitale”, che può segnare l'avvio di una nuova era.

Autore: redazione social media

Pubblicato il: 12/04/2016

E'ufficialmente partita la sperimentazione di SPID. Ma di che si tratta?  
L’acronimo sta per “Sistema Pubblico d’Identità Digitale” ed è un passo che può segnare l’avvio di una nuova era, fatta di servizi online offerti da Pubbliche Amministrazioni e aziende ma anche e soprattutto di identità digitali.
L’identità SPID è costituita da credenziali uniche, utilizzabili con caratteristiche differenti a seconda del livello di sicurezza richiesto per l’accesso: in pratica, ci saranno tre diversi livelli di identità SPID, corrispondenti a tre livelli di sicurezza ed in particolare:
  1. utilizzo in fase di autenticazione della sola abbinata user-password (primo livello);
  2. possibilità di aggiungere una one-time password (secondo livello);
  3. integrare anche un supporto fisico quale smart card o SIM mobile (terzo livello).
Il sistema è indipendente da qualunque specifico device: l’utente può decidere di adottare la tecnologia Spid con modalità differenti, come PC, smartphone e tablet.
Non è richiesto, pertanto, alcun supporto, come un lettore di carte.
Il sistema è molto più sicuro rispetto alla smart-card, poiché, mentre quest’ultima rende tutti i dati personali disponibili al service provider, lo Spid fornisce solo i dati strettamente necessari per la specifica transazione.
I livelli di sicurezza più elevati infatti sono da utilizzare per accedere o finalizzare particolari servizi.
L’utente, poi, non è obbligato a possedere un’identità digitale: si tratta di un’opportunità per snellire le varie procedure di accesso ai servizi.
Non sarà istituito alcun database centralizzato, ed ogni service provider avrà accesso solo ai dati di cui ha bisogno per erogare il servizio.
Il sistema SPID (istituito ai sensi dell’art. 64 del CAD, modificato dall’art. 17-ter del Decreto-Legge 21 giugno 2013, n. 69, convertito, con modificazioni, dalla Legge 9 agosto 2013, n. 98) consente agli utenti di avvalersi di gestori dell’identità digitale e di gestori di attributi qualificati, di accedere ai servizi web offerti da tutti gli enti pubblici senza dover cambiare credenziali.
Il decreto stabilisce gli attributi, le modalità di rilascio e di gestione delle identità digitali, i livelli di sicurezza, le sanzioni per usi illeciti, gli accreditamenti e gli obblighi dei gestori di identità digitali e le adesioni e gli obblighi dei fornitori di servizi, sia pubblici che privati.
Per richiedere l’identità unica ci si deve rivolgere ai Gestori di Identità Digitale (Identity Provider), cioè quei soggetti privati accreditati dall’Agid (l’Agenzia per l’Italia digitale) che forniscono le identità digitali, previa verifica dei dati, e si occupano di gestirle.
I gestori ai quali è possibile richiedere l’identità digitale, al momento, sono: InfoCert S.p.a, Poste Italiane S.p.a, Telecom Italia Trust Technologies Srl.
L’identità Spid serve per accedere a tutti i servizi online delle pubbliche amministrazioni, come quelli offerti dall’Inps e dall’Agenzia delle Entrate. Si va dalla richiesta di disoccupazione o di pensione, alla dichiarazione dei redditi, ai servizi erogati dal proprio Comune, e non solo: le credenziali uniche potranno a breve essere utilizzate anche per l’accesso ai servizi offerti da aziende private ed altri Enti aderenti all’iniziativa.
L’obiettivo è di arrivare entro il prossimo anno ad un totale di 10 milioni di utenti trasferiti nel contesto digitale.
Con l’istituzione del sistema SPID, le Pubbliche Amministrazioni dovrebbero poter consentire agli utenti l’accesso in rete ai propri servizi anche  mediante la carta d’identità elettronica e la carta nazionale dei servizi (CNS) che potranno così continuare ad essere utilizzate.

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