Dal 1 ottobre scorso, il
governo americano ha perso il controllo sui DNS: a gestire il sistema che associa un
indirizzo IP agli indirizzi dei siti web sarà la sola
Icann (
Internet Corporation for Assigned Names and Numbers), organizzazione no profit nata nel 1998.
Finora,
Icann aveva collaborato con il governo USA, che però ricopriva un ruolo perlopiù formale di supervisione attraverso l’ente statale chiamato
Internet Corporation for Assigned Names and Numbers. Ruolo che verrà ora assunto dalla comunità internazionale.
All’atto concreto, per gli utenti non cambia nulla: ciò che rimane però è il grosso segnale lanciato dagli
Stati Uniti, secondo cui la rete deve essere libera e non controllata dai governi, come accade ad esempio in
Russia o in Cina. Se dunque da un lato i colossi dell’hi-tech si dicono soddisfatti della decisione, di parere opposto è il partito repubblicano statunitense, capeggiato dal candidato
Donald Trump, secondo cui la cessione del controllo darà a Russia e Cina la possibilità di avere il controllo della rete.
Addirittura, quattro stati guidati da repubblicani –
Texas, Arizona, Oklahoma e Nevada – hanno fatto causa per impedire il passaggio di consegne.
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