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Più furti e meno misure preventive: lo dice il Barometro Mondiale dei Furti nel Retail 2009

E' stato presentato il Barometro Mondiale dei Furti nel Retail 2009, la ricerca condotta dal Centre for Retail Research e patrocinata da Checkpoint Systems, che mette in luce l'incremento delle differenze inventariali rispetto al 2008.

Autore: Santina Buscemi

Pubblicato il: 07/12/2009

Si è giunti alla nona edizione: la terza a livello globale, dopo le prime sei edizioni che avevano abbracciato soltanto il panorama europeo.Stiamo parlando del Barometro Mondiale dei Furti nel Retail 2009, la ricerca condotta dal Centre for Retail Research e patrocinata da Checkpoint Systems.
L'edizione di quest'anno è basata sui dati relativi a 41 Paesi e ingloba 5 nuovi Stati: Cina, Hong Kong, Marocco, Taiwan e Turchia.Come evidenziato da Salvador Caà±ones, Country Manager di Checkpoint Systems per l'Italia, gli studi condotti sono funzionali all'elaborazione di strategie di prevenzione dei furti.
Analizzando i dati sulla situazione mondiale, basati su 1.069 aziende, corrispondenti a 121.741 punti vendita, emerge un dato che si distanzia dai risultati degli anni precedenti: le differenze inventariali sono costate ai retailer 114,8 miliardi di dollari, una media del 1,43% sulle vendite globali del settore. Questo corrisponde ad un incremento del 5,9% rispetto ai dati degli anni precedenti.
Passando in rassegna i risultati dei singoli stati, è evidente come la quasi totalità  di essi abbia subito un aumento nel numero dei furti complessivi, eccezion fatta per Singapore e Austria, che hanno visto diminuire la differenza inventariale rispetto all'anno prima. Il paragone fra il 2008 e il 2007, invece, aveva messo in luce la diminuzione di questo rapporto per 14 Paesi.
I dati sugli articoli più rubati mostrano un dato rilevante: l'aumento dei "furti da fame", ossia dei beni di prima necessità .
Come l'indagine evidenzia, gli stessi retailer dichiarano di ritenere la crisi economica una delle cause primarie dell'aumento della differenza inventariale riscontrata.
Spostando l'analisi a livello europeo, la ricerca permette di osservare quali sono i Paesi colpiti in maniera diversificata da questo fenomeno: la Turchia denuncia la differenza inventariale più alta, con una percentuale di incremento del 6,4%; l'Austria, come già  precedente sottolineato, vanta un risultato migliore rispetto al 2008, grazie a una diminuzione del 2%; il Portogallo, infine, si attesta su una posizione similare a quella precedente, con una differenza inventariale pari allo 0%.
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Nonostante i dati lascino ipotizzare un feed-back deciso ai furti, da parte dei commercianti e dei responsabili delle società  interessate, i dati raccolti nel Barometro Mondiale dei Furti nel Retail 2009 indicano una diminuzione delle spese di prevenzione.
Se nel 2008 erano pari a 0,34% sulla percentuale delle vendite, adesso si collocano a quota 0,29%; oltre a questo dato, Salvador Caà±ones ha sottolineato come 1/3 dei prodotti venduti non goda di alcuna protezione.
Puntando i riflettori sulla situazione italiana, emerge come in Italia sia presente la percentuale maggiore, a livello mondiale, di retailer che hanno dichiarato di ritenere la crisi economica direttamente responsabile dell'aumento della differenza inventariale, cresciuta del 6,2%.
L'elenco dei prodotti maggiormente oggetto di furti può esemplificare questo dato:
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Come mostrato nella tabella, oltre al cibo, la merce "prediletta" dai taccheggiatori è solitamente di ridotte dimensioni, quindi semplice da nascondere, costosa e, possibilmente, di marca: ciò permette di rivenderla sul mercato nero.I prodotti che hanno subito gli incrementi più consistenti nei furti sono le pile e le batterie ricaricabili (+17,8%), i prodotti per la cura del corpo (+14,3%), gli alimentari freschi (+10%), alcolici (+7,2%) e piccoli elettrodomestici ed articoli per il fai da te (+6,5%).
Osservando il dato sulle differenze inventariali registrate in Italia, si può notare inoltre la ripartizione della tipologia di furti: il 50% sono stati commessi da clienti, il 30% da dipendenti, il 12% è riconducibile ad errori amministrativi, mentre il 6% è dovuto ai fornitori.
Come sottolineato da Sandro Castaldo, Chairman Marketing Dept. della Sda Bocconi ed esperto di Retailing, l'aumento delle differenze inventariali si ripercuote sia sui retailer stessi, che sui consumatori: è stato calcolato come l'aumento del crimine determini un aumento dei prezzi dei prodotti pari a 190 Euro per nucleo familiare.
Nel 2008, la cifra calcolata corrispondeva a 163 Euro.
Un'azienda che investe in tecnologie di antitaccheggio, quindi, può presentarsi ai propri clienti come una struttura maggiormente competitiva e anche più affidabile: i furti costituiscono, come sottolineato dal professor Castaldo, una perdita d'immagine agli occhi dei consumatori.
Contenere le perdite, accrescere le vendite e rinforzare la fiducia del cliente diventano quindi azioni chiave per il rilancio del proprio business.
Oltre alla riduzione dei costi d'acquisto, alla gestione ottimale del marketing, al controllo di logistica, spazi e dipendenti, è l'investimento in sicurezza è una delle attività  che un retailer deve intraprendere per orientare la propria società  verso l'efficienza e per differenziarsi rispetto ai concorrenti.La percentuale di differenze inventariali in Italia è stata dell'1,36% rispetto al fatturato del Retail, con un incremento del 6,2% rispetto agli stessi dati del 2008.
I furti, costati ai Retailer italiani 3.8 miliardi di Euro, corrispondono all'intero fatturato di 5 giorni lavorativi.
Un esborso che, verosimilmente, gli imprenditori eliminerebbero volentieri.Il panorama emerso dall'analisi del Barometro Mondiale dei Furti nel Retail 2009, in definitiva, mostra la stretta corrispondenza fra un investimento in sicurezza e la salvaguardia dei bilanci interni, con una differenza inventariale minore.
Checkpoint Systems, patrocinante della ricerca, parte quindi da questi dati per proporre le proprie soluzioni ai Retailer.


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