Al lancio le nuove CPU AMD della famiglia Phenom II X6, caratterizzate da elevata potenza e una microarchitettura a 6 core. La disponibilità del sistema Turbo Core e l'abbinamento con la piattaforma 890FX garantiscono flessibilità di impiego negli ambienti professionali e nei sistemi da gioco.
Autore: Daniele Preda
Pubblicato il: 27/04/2010
Non solo, infatti, sono disponibili processori multi-Core, ma anche chipset con o senza grafica integrata e la nuova e potente famiglia di GPU Radeon HD 5000. "L'ecosistema" creato da AMD permette dunque la realizzazione di flessibili macchine da lavoro ma anche di assemblare veri e propri gaming computer, con la piattaforma Dragon e i sistemi di controllo e overclock OverDrive e Fusion.
Entrambi i processori sono compatibili con il Socket AM3 e AM2+, mentre non possono funzionare sulle motherboard AM2, come del resto tutti i processori Phenom II sinora prodotti. Il TDP dei due processori è di 125 W, il medesimo del modello top di gamma Phenom II X4 965BE stepping 3. Per quanto riguarda l'architettura generale, non ci sono grossi cambiamenti, la struttura interna è realizzata a 45 nm ed è stata principalmente ottimizzata per offrire stabilità e prestazioni superiori. Ogni nucleo incorpora 64 Kbyte + 64 Kbyte di cache di primo livello, dedicati alle istruzioni e ai dati, rispettivamente. I 6 core dispongono di una cache di secondo livello di 512 KByte ciascuno, per un totale di 3 MByte, mentre la cache condivisa di terzo livello è di 6 MByte. Ogni processore è dunque munito di 9 MByte di cache complessiva, il singolo MByte di differenza in più rispetto ai Phenom II X4 riguarda infatti la memoria dedicata ai due core in più.
Nel dettaglio, un ingrandimento del die di fabbricazione utilizzato per la costruzione dei Phenom II X6. E' possibile notare i sei core operativi, sei aree circoscritte e ben delineate che comprendono i transistor necessari al funzionamento e le cache di primo livello. A fianco di ciascuno nucleo è possibile vedere i blocchi riguardanti la cache di secondo livello, pari a 512 KByte per core (in violetto).
Turbo Core consente il passaggio dal funzionamento nominale, cioè con tutti i core attivi, alla modalità a frequenza maggiorata, ma solo per tre nuclei specifici.Nei processori AMD, metà dei core passa effettivamente dallo stato logico P-State (attivo) a un livello C-State, praticamente spento. Quando tre o più core sono in uno stato di "inutilizzo" o a basso carico di attività , dunque, vengono portati allo stato di spegnimento, dettaglio che consente di ottimizzare i consumi e di migliorare le performance in base agli scenari d'uso. Rispetto al TDP dichiarato è infatti possibile contenere sensibilmente le richieste energetiche e al contempo beneficiare di una maggiore frequenza di lavoro. I restanti nuclei vengono infatti spinti oltre specifica, con un innalzamento variabile a seconda del modello di processore, fino a un massimo di 500 MHz, rispetto al clock base. Il sistema Turbo Core viene successivamente disattivato quando il sistema rileva condizioni d'uso differenti. Vengono così riattivati i nuclei precedentemente "spenti" e riportati da un C-State all'ultimo P-State prima della disattivazione. Parallelamente i core già operativi vengono portati da uno stato di "Boost" a frequenza maggiorata, a quella nominale. Tutte queste operazioni avvengono in modo trasparente al sistema operativo, tutti i core vengono riportati in stato P0, rispettando il TDP previsto dalla CPU.
Il diagramma temporale indica un tipico scenario di funzionamento della tecnologia Turbo Core.Nel dettaglio Phenom II X6 1090T opera con sei core attivi alla frequenza di 3,2 GHz, mentre in turbo mode il clock viene regolato a 3,6 GHz, solo per tre nuclei interni. Lavorare con frequenze inferiori ma con un numero maggiore di core porta benefici nelle operazioni di creazione ed editing di contenuti, nel rendering e nella gestione di flussi HD. Diversamente, per il gaming intensivo e le operazioni dove è richiesta pura potenza, legata a un clock maggiore, è possibile lavorare in modalità Turbo Core.
AMD 890FX è abbinato con il SouthBridge SB850, già visto sulle motherboard 890GX. Si tratta di un'unità funzionale molto flessibile, capace di gestire sino a 14 porte USB, Codec audio ad alta definizione e PHY LAN Gbit. Ma la novità principale riguarda l'adozione dello standard Serial Ata 3 e l'integrazione del controller in modo nativo all'interno del chip, senza l'ausilio di soluzioni addizionali su bus PCI Express. Le sei porte a 6 Gbps sono retro compatibili con lo standard Serial Ata di seconda e prima generazione e sono disabilitabili in modo indipendente.