Sempre più italiani scelgono di acquistare e vendere prodotti di seconda mano, riducendo sprechi e consumi. Una nuova indagine di Altroconsumo esplora le loro esperienze, motivazioni e livello di soddisfazione in un mercato dell’usato ormai maturo e condiviso.
Autore: Redazione BitCity
Pubblicato il: 28/11/2025
Solo pochi anni fa comprare un vestito o un oggetto di seconda mano suscitava spesso diffidenza e, a volte, persino imbarazzo. Oggi è considerato un gesto di intelligenza economica e di responsabilità ambientale. Anche in Italia, infatti, il mercato del second hand sembra ormai pienamente sdoganato. Lo stigma si è dissolto, lasciando spazio a una nuova cultura del consumo più consapevole, attenta al portafoglio e alla sostenibilità.
Lo confermano i numeri dell’ultimo Osservatorio Second Hand Economy, realizzato da BVA Doxa per Subito: lo scorso anno, la cosiddetta Second hand economy ha raggiunto i 27 miliardi di euro (uno in più rispetto al 2023), pari all’1,2% del PIL nazionale. Un vero boom, trainato da piattaforme online sempre più diffuse e da una nuova mentalità che ha trasformato l’usato in una scelta virtuosa, condivisa e socialmente accettata. Tanto che, sempre secondo l’Osservatorio, sono oltre 27 milioni gli italiani che nel 2024 hanno scelto il mercato dell’usato, rendendo questa pratica il terzo comportamento sostenibile più diffuso nel Paese.
Contribuire al mercato del second hand significa allungare la vita di un bene, offrendogli una seconda o persino una terza chance. Significa limitare la produzione di nuovi oggetti e ridurre la quantità di rifiuti, contribuendo concretamente a diminuire l’inquinamento. Vuol dire alimentare l’economia circolare, motore della sostenibilità. Per questo l’usato non è più qualcosa da nascondere, ma una scelta da promuovere alla luce del sole. Oggi “risparmiare” non è più solo una necessità: è un valore che accompagna e favorisce la sostenibilità. È un nuovo modo di intendere il consumo, basato meno sul possesso e più sulla durata, sulla qualità e sulla responsabilità.
Ma qual è l’esperienza concreta degli italiani nel mondo dell’usato e dei prodotti ricondizionati?
L’indagine di Altroconsumo sul mercato dell’usato in Italia
A fotografare il crescente interesse degli italiani per il mercato del second hand è la recente indagine di Altroconsumo, che ha acceso i riflettori sulle abitudini e sulle esperienze legate a questo modello di consumo sempre più diffuso e sostenibile.
L’inchiesta, condotta tra il 30 maggio e il 3 settembre 2025, ha coinvolto un campione di 1.460 cittadini, distribuito come la popolazione italiana per sesso, età (18-74 anni), livello di istruzione e area geografica.
Fino a pochi anni fa il mercato dell’usato in Italia era considerato “acerbo” rispetto a quello di altri Paesi. Oggi, invece, vive una fase di piena espansione, trainato dalla crescita delle piattaforme digitali e da una nuova consapevolezza dei consumatori. Il second hand sta diventando un’abitudine consolidata non solo per il desiderio (o necessità) di risparmiare, ma anche per ragioni ambientali e per un diverso modo di intendere il valore degli oggetti.
L’indagine di Altroconsumo conferma questo trend positivo: circa tre quarti degli intervistati si dichiarano interessati al mercato dell’usato e sostengono di cercare, con diversa frequenza, prodotti second hand. Il 44% lo fa almeno una volta al mese.
Ma cosa cercano in concreto gli italiani quando si avventurano nel mondo dell’usato? Prima di tutto abbigliamento, scarpe e accessori moda, scelti dalla metà degli intervistati. Seguono a stretto giro libri, fumetti, CD, DVD, vinili, poi gli articoli per la casa (dai mobili, alle decorazioni, fino al materiale per il fai-da-te). Anche il settore ludico (giochi, videogiochi ecc.) registra buoni livelli di interesse, mentre gli smartphone e gli articoli per le attività sportive e ricreative chiudono la classifica dei prodotti più ricercati.
Tra i fattori che influenzano maggiormente la propensione all’acquisto emerge l’età. A promuovere il mercato second hand, infatti, sono soprattutto i giovani under 34, più abili a destreggiarsi tra app e piattaforme digitali, mentre le persone over 59 risultano le più restie.
Un altro dato significativo riguarda “l’intensità” d’acquisto: oltre la metà (54%) di chi ha utilizzato il mercato dell’usato nell’ultimo anno ha comprato più di tre articoli, con una spesa media complessiva di 219 euro (comprensiva di eventuali tasse, costi di spedizione ecc.). Numeri che testimoniano un interesse sempre più diffuso.
Ma dietro ai numeri ci sono le esperienze personali. Per approfondire la dimensione qualitativa, l’indagine ha chiesto a chi ha acquistato un prodotto di seconda mano nell’ultimo anno di raccontare l’esperienza più recente: che cosa ha comprato? Dove? Sono emersi ostacoli? E come giudica l’esperienza nel complesso?
L’ultima esperienza d’acquisto
Ripensando al loro ultimo acquisto di un prodotto second hand, un terzo degli intervistati racconta di aver comprato abbigliamento, scarpe o accessori moda, che si riconferma il settore più popolare. Il 18% ha optato, invece, per libri, fumetti, CD, DVD e vinili.
Indipendentemente dal tipo di prodotto prescelto, oltre la metà delle operazioni (54%) è avvenuta online da un privato tramite siti o piattaforme (come Vinted o Subito.it), l’11% in negozi virtuali e “solo” il 35% in punti vendita fisici o da persone reali. Un dato che conferma quanto la digitalizzazione abbia un ruolo centrale nel mercato dell'usato. Interessante notare che, in un terzo dei casi, venditore e acquirente si trovavano nella stessa città o paese, segno che anche la dimensione locale resta importante.
Sul fronte economico, nel 63% dei casi i prodotti usati erano in vendita a un prezzo negoziabile; gli altri a un prezzo fisso o, molto più raramente (1% dei casi), all’asta (tipo eBay). In totale, il 59% degli acquirenti ha pagato meno rispetto alla cifra iniziale, con uno sconto medio del 23%. Considerando solo i prodotti venduti a prezzo negoziabile, la percentuale sale all’86%.
Ben 3 acquisti su 4 sono stati pagati direttamente al venditore, il resto del campione principalmente attraverso il sito. I metodi di pagamento più gettonati rispecchiano la spinta del digitale: 6 intervistati su 10 hanno utilizzato carta di credito, bonifici, PayPal oppure altri sistemi elettronici.
I problemi? Rari. Solo il 4% dei partecipanti ha segnalato piccoli inconvenienti, come condizioni peggiori dei prodotti rispetto a quanto pubblicizzato o costi extra, a fronte però di una soddisfazione complessiva molto elevata: su una scala da 1 a 100, il livello medio di gradimento è 83, con tre acquirenti su quattro che promuovono l’esperienza. Il fattore decisivo? Il prezzo finale.
Vendita dell’usato: chi vende, cosa vende e quanto guadagna
Non ci sono solo acquirenti: sempre più italiani decidono anche di valorizzare ciò che non utilizzano più rimettendolo in circolazione. Dall’indagine emerge che 3 intervistati su 10 hanno venduto almeno un prodotto di seconda mano negli ultimi dodici mesi, contribuendo ad alimentare un mercato dinamico e a sostenere l’economia circolare.
Anche qui è l’età a fare la differenza. Le donne sotto i 43 anni risultano le più propense a mettere in vendita articoli usati, mentre si diventa più riluttanti superati i 55 anni.
Tra chi ha venduto nell’ultimo anno, il 43% dichiara di aver ceduto più di tre articoli. Il guadagno medio complessivo nello stesso arco di tempo è stato di 181 euro, dato che conferma come il second hand non sia più soltanto una scelta sostenibile, ma anche un modo intelligente per dare valore – economico e ambientale – a ciò che non si utilizza più.
Anche in questo caso, l’indagine ha chiesto agli intervistati di “raccontare” la loro ultima vendita per capire meglio come hanno vissuto questa esperienza.
Tra chi ha venduto almeno un prodotto usato nell’ultimo anno, il 44% ha puntato sull’abbigliamento, calzature e accessori moda, ancora una volta il settore al vertice della classifica. Seguono libri, fumetti, CD, DVD e vinili (12%) e giochi e videogiochi (8%), a conferma della varietà dei prodotti che non finiscono in discarica, ma in una nuova casa.
Anche qui il prezzo ha un ruolo centrale: il 78% degli articoli messi in vendita dagli intervistati è stato proposto a una cifra negoziabile. Nel complesso, quasi in due terzi (64%) sono stati ceduti a un prezzo inferiore a quello iniziale, con uno sconto medio del 19%. Considerando solo i prodotti a prezzo negoziabile, però, la percentuale sale al 78%.
Dalle testimonianze degli intervistati emerge che dietro a ogni vendita c’è una combinazione vincente di rapporto diretto tra le persone e praticità digitale. Oltre la metà delle vendite (57%), infatti, è stata conclusa direttamente con l’acquirente. È interessante anche notare, però, che chi vende tende ad affidarsi di più alle piattaforme (44%) rispetto a chi acquista (28%), probabilmente perché il ruolo di mediazione del sito ispira maggiore fiducia. In oltre 7 casi su 10 il pagamento è avvenuto tramite strumenti elettronici, con il bonifico bancario in cima alle preferenze.