Gli internauti cinesi si ribellano contro la decisione del governo di dotare i computer di un software blocca-siti, resa nota qualche giorno fa.
In un sondaggio pubblicato recentemente dal Beijing Times, l'
83% degli interpellati ritiene che l'installazione del software
“Green Dam-Youth Escort†comporti una
violazione della privacy; il
93% dichiara di non essere intenzionato a pagare un
costo addizionale per il programma, e il
75% è
scettico sulla sua utilità ed efficacia.
I cittadini cinesi non sono i soli a rifiutare l'ingerenza dello stato nella libertà di navigazione: un comunicato congiunto stilato da alcune grandi aziende informatiche, tra cui
Information Technology Industry Council, Software & Information Industry Association, Telecommunications Industry Association e TechAmerica, chiede al governo di Pechino di rivedere il provvedimento.
Le autorità si sono difese affermando che il filtro, il cui unico scopo è la lotta alla pornografia, verrà applicato
solo ai computer presenti negli istituti scolastici.
Cresce in ogni caso la preoccupazione riguardo alla libertà di navigazione nella nazione asiatica, da sempre soggetta ad uno stretto controllo e alla censura da parte del governo.
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