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AIE: la pirateria uccide il mercato degli ebook

L'Associazione Italiana Editori lancia l'allarme: il mercato ebook italiano puo' essere soffocato sul nascere dalla pirateria.

Autore: Redazione IT Tech & Social

Pubblicato il: 03/02/2012

"La pirateria sta mettendo a rischio il mercato nascente degli ebook in Italia, non possiamo non combatterla". E' questo l'allarme lanciato dal presidente dell'AIE (Associazione Italiana Editori) Marco Polillo che per la prima volta fornisce i dati ufficiali dell'Ufficio antipirateria degli editori.
"Il mercato digitale – ha spiegato Polillo - si può sviluppare solo se gli autori e gli editori conserveranno il diritto di sfruttare anche con i nuovi mezzi i contenuti creati e pubblicati. Per questo restiamo dell'opinione che la pirateria è un problema e sottolineiamo il suo peso nel mercato editoriale italiano, non meno di quanto avviene per il resto dell'industria culturale. Se la pirateria non sarà  limitata, il mercato digitale semplicemente non potrà  svilupparsi, con grave danno soprattutto per i lettori. Se gli investimenti che le imprese stanno oggi facendo non avranno un loro ritorno, infatti, il rischio è che il mercato muoia sul nascere".
Analizzando il fenomeno nello specifico, dai dati dell'AIE risulta che oggi, a fronte di 19mila ebook disponibili (a fine 2011: erano 1.619 a fine 2009), circolano, secondo stime prudenziali 15mila titoli in versione pirata. 
Addirittura, in base all'ultima classifica IBS.it dei 25 titoli più venduti della scorsa settimana, 17 sono già  disponibili in modo legale in versione ebook (quasi il 70%), 19 hanno già  versioni pirata (76%). Questo "tasso di pirateria" non cambia tra i libri per cui esiste una versione legale (si trova quella pirata nel 76,5% dei casi) e quelli per cui non esiste (75%). 
 "In nessun caso – chiarisce il presidente degli editori - la tutela del diritto d'autore deve dar vita alla possibilità  di censure preventive di quanto viene pubblicato in rete. Pensare d'altro canto che gli editori siano a favore della censura è semplicemente un controsenso. Riteniamo che sia invece possibile individuare tecniche equilibrate che, al contrario, intervengano ex post su quanto viene pubblicato e che conducano alla rimozione immediata di ciò che viola i diritti d'autore. Ciò richiede il rispetto di un principio di responsabilità : è giusto che questa sia esclusa per chi è un mero veicolo di un atto illecito commesso da altri, quando questo avviene realmente a sua insaputa. Altra cosa è che un soggetto sostenga che un illecito è commesso a sua insaputa quando ne era invece perfettamente al corrente. In questo senso eravamo favorevoli alla sostanza dell'emendamento Fava e proponevamo che – alla ricerca di una soluzione equilibrata – si applicasse semplicemente il testo della Direttiva europea, che non può certo essere accusata di antidemocraticità ".

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