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Google assolta dai giudici milanesi

Sono stati assolti i tre manager di Google che erano stati condannati a causa del video che ritraeva un minorenne disabile insultato e vessato dai compagni di scuola di un istituto tecnico di Torino.

Autore: redazione social media

Pubblicato il: 28/02/2013

Sono stati assolti i tre manager di Google che erano stati condannati a causa del video, caricato sul celebre motore di ricerca, che ritraeva un minorenne disabile insultato e vessato dai compagni di scuola di un istituto tecnico di Torino.
Nel 2010 i tre responsabili di Big G erano stati condannati a sei mesi per violazione della privacy.
La sentenza era però stata criticata duramente persino dall’ambasciata Usa a Roma e dalla stampa americana che aveva considerato il fatto come un vero e proprio “regalo” a regimi come quello iraniano o cinese dove la libertà e l’utilizzo di internet, come è noto, sono fortemente limitati.
Nel mese di dicembre scorso, però, la prima sezione della Corte d’appello di Milano ha assolto i tre manager poiché “il fatto non sussiste” e ha confermato inoltre il proscioglimento per un quarto dirigente che doveva rispondere delle accuse di diffamazione, accusa però caduta in primo grado.
I giudici Malacarne, Arienti e Milanesi hanno depositato le motivazioni della sentenza che ha accolto la linea difensiva degli avvocati Giulia Bongiorno, Giuseppe Vaciago e Carlo Blengino secondo cui Google non aveva, in base all' ordinamento vigente, alcun obbligo né di controllo preventivo sui contenuti caricati in Rete, né informativo in relazione al trattamento dei dati personali.
Per i giudici era compito della ragazza che ha caricato il filmato sul web quello di “acquisire il consenso al trattamento dei dati personali” sulla base anche di una sentenza della Corte di Giustizia Europea.
I giudici segnalano inoltre anche non esistono norme che impongono all’internet provider di “rendere edotto l'utente circa l'esistenza ed i contenuti della legge della privacy” e inoltre che “non può essere ravvisata la possibilità effettiva e concreta di esercitare un pieno ed efficace controllo sulla massa dei video caricati da terzi, visto l'enorme afflusso di dati”.
Il collegio ha inoltre respinto l’accusa di un presunto profitto legato al video, che (c’era da immaginarselo) è stato cliccatissimo.

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