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Leoni da tastiera, un italiano su tre è più impulsivo online che di persona

Secondo la nuova indagine di Trustpilot, per il 35% degli intervistati la responsabilità è dei social media.

Autore: Redazione BitCity

Pubblicato il: 15/02/2022

Quasi 3 italiani su 4 non perdonano abbastanza, incentivando anche in modo inconsapevole il cosiddetto odio sociale. Tra le ragioni più gettonate, una fetta importante della responsabilità è legata al mondo degli hater e dei canali online, attraverso i quali ci si maschera più facilmente dietro ad una tastiera arrivando a scrivere cose che nella vita reale non si direbbero.
È quanto emerge da un nuovo studio targato Trustpilot - che ha coinvolto un campione di 12.000 adulti dai 18 anni in su tra Italia, UK, Stati Uniti, Australia, Paesi Bassi e Francia.
Per il 39% del campione preso in esame i limitati contatti faccia a faccia degli ultimi due anni e l'aumento della comunicazione online hanno favorito un aggravarsi del fenomeno. Per il 35%, invece, la responsabilità è imputabile ai social media. Quasi un terzo del campione, infatti, ha rivelato di essere più impulsivo quando pubblica messaggi, commenti o recensioni su internet rispetto a quanto farebbe di persona.  
Sono soprattutto i più giovani a percepire la responsabilità di internet in questo eccesso di aggressività nelle comunicazioni. Infatti, tra i ragazzi dai 18 ai 24 anni è il 41% a ritenere che le interazioni online negli ultimi anni abbiano favorito l'odio sociale. Diversamente, sono le fasce di età intermedia a ritenere particolarmente responsabili del fenomeno i social media: infatti, nella fascia dai 35 ai 44 anni a pensarlo è il 38%. Le fasce più giovani, inoltre, sono quelle che ammettono di essere più supponenti online di quanto sarebbero di persona. Lo afferma il 35% dei ragazzi tra i 18 ed il 24 anni ed il 36% di quelli dai 25 ai 34 anni, nelle fasce d'età successiva il dato decresce drasticamente, tanto che dai 55 anni in su è meno del 20% del campione a dirsi più supponente online.   
In media, gli adulti italiani nutrono attualmente circa 15 risentimenti (più del doppio degli inglesi e dei francesi che ne nutrono in media 7) e il periodo più lungo in cui hanno serbato un rancore è di quasi 4 anni. Come conseguenza diretta, quasi la metà degli intervistati ha perso fiducia nei confronti degli altri ed il 47% ha ammesso di aver avuto problemi di salute mentale come risultato diretto delle faide in corso. 
In Italia, la causa principale di risentimento è legata ad un tradimento (nel 34% dei casi), seguono "l'essere accusati di qualcosa che non si è commesso" (33%), "essersi fidati di qualcuno che in realtà ha agito alle proprie spalle" (33%), "essere vittima di qualcuno che si è preso un merito al proprio posto" (26%) e "prestare a qualcuno soldi o oggetti che non sono mai stati restituiti" (22%). 
Nel 21% dei casi, i risentimenti personali sono diretti nei confronti di amici (21%), seguiti a ruota dalle Pubbliche Istituzioni (19%) e da colleghi di lavoro (17%). Gli ex-partner sono solo al quarto posto in questa classifica, seguiti dagli ex migliori amici (15%), dai vicini di casa (14%) o da aziende che hanno deluso nel loro operato (13%).

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