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Occidente a rischio censura

“Reporter sans frontiers” ha rilasciato un'analisi che mette in mostra le nazioni ove la censura dei contenuti in internet è più feroce. In testa la Cina, seguita da Vietnam e Iran. Nessuna nazione “occidentale” e “democratica” nella top 10, ma moltissime messe “sotto osservazione”, con i casi di spicco di Australia e Corea del Sud.

Autore: Giulio De Angelis

Pubblicato il: 12/03/2009

Secondo uno studio di Reporter sans frontiers nemmeno internet sarebbe più un luogo "libero" dove scambiarsi informazioni. E' stata infatti pubblicata un'analisi, titolata "I Nemici di Internet", che spiega in dettaglio le attività  di monitoraggio e censura che le varie nazioni hanno sui contenuti web (Reporter senza frontiere parla addirittura di "internet trasformata in una grande intranet, dove quello che potrebbe essere messo in libertà  viene invece controllato capillarmente").
La nazione più colpita dalla censura nazionale rimane la Cina, dove risultano addirittura 70 persone arrestate per messa in rete di contenuti "non graditi", seguita a ruota da Vietnam (7) e Iran (4). Nella top 12 anche Arabia Saudita, Birmania, Corea del Nord, Cuba, Egitto, Siria, Tunisia, Turkmenistan, Uzbekistan.
E' però un altro il fatto che desta sensazione, ovvero le presenze, in fascia immediatamente inferiore (definite "sotto osservazione") di nazioni quali di nazioni quali Australia e Corea del Sud, nazioni fortemente occidentalizzate. Questo fattore fa pensare, fondatamente, a RSF, la presenza di un mondo di censure "non dichiarate" anche nelle "democratiche" nazioni del mondo occidentale.
Se infatti i casi di Australia (dove si sta discutendo leggie che consentirebbero ai "provider" di controllare ogni utente e ogni mail al fine di bloccare contenuti "inappropriati" nel nome della lotta al terrorismo, alla pedofilia e al "download" di video e musica) e Sud-Corea (dove è appena stato arrestato un blogger reo di aver creato scompiglio nel mondo finanziario) sono i più eclatanti, stanno iniziando i dissidi anche in Italia, dopo l'annuncio dei possibili decreti D'Alia e Carlucci contro i contenuti online ritenuti "Inopportuni".


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